Alcune frasi del testamento di P. Giacomo Peruzzo, deceduto sabato 31 marzo nella Casa Saveriana di Vicenza:
Parma, 23 febbraio 2007
E’ tanto facile predicare agli altri quando tutto va bene… ma quando il Signore mi tocca nella mia viva carne, allora la strada si fa molto ripida…
Quale risposta posso darti o Signore alla tua domanda: dove è stato finora il mio cuore? Come mi sono comportato soprattutto nel mio lungo lavoro apostolico? 40 anni tra i primitivi delle Mentawai.
Tutto è grazia
Forse il primo passo è quello di riconoscere che tutto mi è stato dato, che nulla mi appartiene, che sono chiamato ad amministrare questo mio corpo, queste mie forze, questa mia intelligenza, questo mio cuore… “A chi fu dato molto , molto sarà chiesto.”
Ho sempre avuto fiducia del tuo aiuto, Signore, e sono stato sempre protetto dal manto di Maria di Monte Berico. Anche quando sono stato fermato per lavorare in Italia (a Vicenza), non senza sacrificio. La mia parola d’ordine fu: “Obbedisco.”
Per ben 5 anni ho svolto il mio ministero a san Giovanni in Monte, sui colli Berici, aiutando il parroco, mio primo cugino don Vittorio Peruzzo.
Fu una nuova esperienza che mi ha dato tanta gioia e tante soddisfazioni.
Ma i 40 anni passati tra la mia gente non si possono dimenticare facilmente. La gente semplice mi voleva bene veramente perché vedeva che io le volevo bene.
Missionario
Il missionario con l’esempio e la sua parola deve far conoscere il precetto dell’amore… “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore…e il prossimo tuo…”
E mi hanno sempre accompagnato le espressioni di Mons. Conforti quando parla della carità ardente, della pazienza inalterabile, della dolcezza che attrae e della costanza…
Non è escluso che forse troppo spesso ho posto nei beni di questo mondo al di sopra dei beni spirituali, morali…
E’ giusto e doveroso di tanto in tanto mettermi davanti al termometro segnalatore come in questo tempo dei miei esercizi spirituali…. Ed interrogarmi come ho usato fin qui i doni di Dio?
Riconoscenza
Gli anni passano velocemente… quanto più crescono gli anni le forze vengono meno, il corpo diventa più pesante e il cuore batte e ribatte a fatica … cessa di battere l’anima mia prende il volo per una nuova vita mentre il corpo viene consegnato alla terra.
Accetto la morte come la mia ultima Messa in ringraziamento al Signore e in espiazione delle mie colpe.
Ringrazio i superiori, i confratelli, i genitori, i parenti e la gente tutta che ho incontrato, aiutato ed amato e che mi ha voluto fin troppo bene.
Prego tutti… di perdonare i miei difetti, come io di cuore perdono se qualcuno mi ha recato dispiacere.
Mi affido alla misericordia di Dio e alle preghiere di tutti, della famiglia saveriana, per crescere in quell’amore che ci lega amabilmente a Dio e fra noi.
In fede
P. Giacomo Peruzzo.
Fiore sulla neve
C’è stata una piccola avventura nel giorno del battesimo di p. Giacomo che egli stesso racconta due o tre volte in diverse occasioni. La racconta la prima volta divertito e con poesia per la festa del suo compleanno. La leggiamo perché questo piccolo evento sembra un preludio della sua vita e una immagine della sua serenità nell’affrontare le varie avventure missionarie.
"Mentre la Madre Lucrezia, per ragion della funzion, in casa resta a pregare, il marito Michele con tutti gli altri figli: Giobatta, Giovanni, Angelo e Rosa accompagnano la nipote Ernesta che con il bambino, ultimo arrivato, nella federa ben ricamata, infagottato, al Battesimo vien portato.
Ma quando il corteo a casa stava per ritornar un fatto inconsueto capitò: il bambino, già diventato Giacomino, dalla federa sbucò, scivolò e sulla soffice neve una culla improvvisata trovò.
Né un sospiro, né un gemito, né un lamento, né un pianto la sua bocca mandò, così la carovana non si fermò e il suo tragitto imperterrita continuò, e per un centinaio di metri la carovana, un passo dopo l’altro il percorso continuò.
Ma quando la portatrice si è accorta che il fagotto si era alleggerito, subito gridò: “Oh mio Dio, il bambino è sparito!” -
Come Maria e Giuseppe fecero ritorno a Gerusalemme in cerca di Gesù, così la carovana, sconsolata ma fiduciosa sui suoi passi ritornò e non lontano il bambino trovò, raccoltolo ancor dormiente nella federa lo infilò e poi a casa lo riportò
e alla madre Lucrezia lo consegnò che poi per tutta la vita lo conservò per darlo poi in dotazion ad un istituto per una mission".