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Casa Rut: dalla schiavitù alla libertà

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Blessing è una ragazza nigeriana di 26 anni. Ha una forza d'animo ed un coraggio fuori dal comune. L'ho ascoltata l'altra sera alla casa Saveriana di via Fra' Giacomo Acquaviva (Salerno) assieme ad un centinaio di persone ed ho avuto l'impressione che Martin Luther King fosse lì, davanti a noi, per insegnarci a sognare.

E’ stata vittima della “tratta” di esseri umani per sfruttamento sessuale e ne è uscita vincitrice. La sua bocca ha ripetuto più e più volte la parola "insieme!".

"Insieme ce la possiamo fare ad eradicare il male della schiavitù in Italia e nel mondo".

Chiede Blessing: "Perché un uomo cresciuto in un paese democratico, economicamente e tecnologicamente sviluppato deve pensare di comprare e usare un'altra persona?”.

“Questa cultura va combattuta insieme. Oggi sono stranieri, domani possono essere i nostri figli. Vedi tua figlia!"

Le sue parole vanno dritte al cuore nel denunciare la piaga della prostituzione in Italia.

Blessing accende la speranza quando parla della sua liberazione: "Il terzo giorno sono andata dalla polizia e ho fatto denuncia. Mi hanno accompagnata a Casa Rut. Là c'è stato l'amore, l'accoglienza, il calore di un abbraccio con suor Rita e le altre". Le suore ci hanno aperto la bocca ed finalmente ho potuto parlare.

Rita Giaretta, suora Orsolina di Vicenza, casertana di adozione, da 25 anni impegnata nella lotta per la liberazione delle ragazze. "Per favore non diciamo più prostitute ma ‘prostituite’ perché l'80% di esse sono schiave utilizzate per strada, nelle case e nei centri di massaggio".

Suor Rita ci provoca con le parole di papa Francesco: "«Dov’è tuo fratello?» (Gn 4,9). La domanda è per tutti! Nelle nostre città è impiantato questo crimine mafioso e aberrante, e molti hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicità comoda e muta” (Evangelii Gaudium 211).

Il silenzio è complicità.

Queste parole trovano eco in un'assemblea attonita e meravigliata davanti alla forza di queste donne che per dare lavoro alle ragazze hanno aperto una cooperativa di taglio e cucito chiamata: "Nuova Speranza". Abiti, borse, suppellettili in tessuto africano e una medaglia simbolo della missione delle suore e della vita delle ragazze: Il fiore.

Esso è colorato dei tessuti africani ed è essenzialmente fatto di scarti, di ritagli del lavoro di sartoria. Ogni petalo è cucito a mano. È accompagnato da una scritta di presentazione:

“Non c'è scarto che non possa fiorire”.



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