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VERSO IL FESTIVAL DELLA MISSIONE / MILANO 2022

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Il Festival della Missione è nato da un’intuizione di Gerolamo Fazzini (Brescia, ottobre 2017) che ha visto coinvolti il Centro missionario diocesano di Brescia, la Fondazione Missio Italia (Cei) e la Cimi (Conferenza degli istituti missionari presenti in Italia). La seconda edizione, che avrà luogo a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre 2022, vedrà come protagonisti gli stessi promotori e la Cel (Conferenza episcopale lombarda) che ha individuato nella diocesi di Milano la Chiesa ospitante. Nel grande “laboratorio missionario nazionale” si incroceranno tanti altri soggetti missionari presenti in Italia.

LA PRIMA EDIZIONE 

Alla prima edizione hanno partecipato circa 15mila persone con una sorprendente risposta della Chiesa e della società bresciane. Per questo i promotori hanno scelto di dar vita a un secondo evento (purtroppo slittato al 2022 a causa della pandemia), con il desiderio di poterlo nuovamente declinare sulle strade e nelle piazze, incontrando, ascoltando, narrando storie di donne e uomini, che hanno ricamato e curato il mondo, rendendolo più bello e più umano per tutti. Un vero e proprio “laboratorio missionario” per cercare le “tracce di Dio” nelle pieghe dell’umanità intera.   

LE NOVITÀ DELLA SECONDA EDIZIONE 

La prima novità è la nomina di un direttore generale, Agostino Rigon, con la funzione di rappresentare i promotori nei confronti della diocesi ospitante e di monitorare le varie fasi della progettazione, assicurando il raggiungimento degli obiettivi prefissati. A lui si affianca una direttrice artistica, Lucia Capuzzi, giornalista di “Avvenire”, supportata da una “cabina di regia” e dall’ausilio di una nutrita segreteria, guidata da un direttore operativo, p. Piero Masolo. Un altro elemento di novità è rappresentato dalla configurazione giuridica del Festival, grazie all’istituzione di un Comitato culturale Festival della Missione, con un suo consiglio di gestione, che ha l’obiettivo di creare sistema a livello nazionale, supportato da quattro commissioni: Scientifica, Economico-Amministrativa, Giovani e Comunicazione. 

FESTIVAL È ANCHE PRE-FESTIVAL

Un’altra novità è che l’edizione del FdM22 non vuole limitarsi alle quattro giornate di Milano (29 settembre-2 ottobre), ma sarà preceduta da un pre-Festival in tutto il territorio nazionale, con iniziative ispirate e connesse al tema “Vivere-per-Dono”, diventando prima pre-Festival e successivamente post-Festival. Questo perché uno degli obiettivi è di animare e rianimare missionariamente i territori e far capire che la missione è in movimento, itinerante e palpitante.  Il pre-Festival è nato dal bisogno di creare, nella fase preparatoria, un vero e proprio sistema di collegamento, non solo con la diocesi di Milano – sul cui territorio si sta lavorando per costruire un insieme di iniziative che anticipino l’evento – ma anche con il resto del territorio nazionale. Racchiuderà numerosi progetti: Scuola, Scuola di giornalismo, Gemellaggi internazionali, Laudato si’, Carceri, Animazione e Monasteri. Per ciascuno di questi progetti si rimanda al sito: www.festivaldellamissione.it

Di alcuni presentiamo un breve accenno. Verranno coinvolti studenti di scuole primarie, secondarie e università, toccando diversi temi: dall’ecologia al consumo equo e sostenibile, dall’educazione civica ai diritti personali, dalla sostenibilità energetica ai cyber rischi e alla lotta alla violenza. Sarà offerta anche la possibilità di fare un’esperienza di alternanza scuola-lavoro, e di laboratori. La Scuola di Giornalismo “W. Tobagi” dell’Università degli Studi di Milano dopo un ciclo di incontri con giovani giornalisti indipendenti del Sud del Mondo, chiederà agli studenti di produrre podcast e video sull’Agenda 2030 dell’ONU nel post-pandemia. I gemellaggi invece coinvolgeranno gruppi di giovani italiani (15-20 anni, dentro e fuori l’ambito ecclesiale) con realtà di coetanei di Africa, Asia e America Latina.  In tre carceri, in aree differenti del territorio nazionale, e a San Vittore ci si concentrerà sulla “giustizia riparativa” intesa come missione per “salvare detenuti e città”. I materiali prodotti dai reclusi (filmati, poesie, elaborati grafici) saranno poi presentati durante i laboratori del Festival e potranno essere oggetto di pubblicazione.

IL TEMA: VIVERE PER-DONO 

La Commissione scientifica, coordinata da sr. Elisa Kidanè e integrata da d. Roberto Repole, p. Mario Menin, Luca Moscatelli, sr. M.Teresa Ratti e Alex Zappalà, ha lavorato all’elaborazione e al discernimento del tema, tenendo conto della trasformazione della missione in atto, del contesto pandemico in cui stiamo vivendo, ma anche di tutte le sollecitazioni geopolitiche, ambientali e globali, che sta attraversando. Nelle riflessioni di questa commissione è emersa l’idea della “missione come dono”, grazie anche agli approfondimenti del teologo Roberto Repole. È nato così il tema del Festival: “Vivere per-dono”, con la doppia valenza della parola “per-dono”, provvista di trattino in mezzo, dove “per” sottolinea il senso della cura, la necessità delle relazioni, mentre “dono” dice la logica dell’empatia e della stessa missione, come epifania dell’amore infinito di Dio per il mondo e l’umanità, senza distinzioni. Sicché “Vivere per-dono” è sbocciata come l’espressione capace di contenere sia le condizioni della vita attuale, del momento storico in cui viviamo, sia la vision della missio Dei (missione di Dio). 

Già dal logo-un gomitolo che si srotola dal basso- la missione appare simbolicamente e indissolubilmente legata al destino del mondo, ma specialmente di chi viene scartato e costretto all’“invisibilità”. Per questo ci proponiamo di narrare soprattutto “ciò che di invisibile, misterioso e prezioso già sta nascendo”. Ai testimoni che inviteremo verrà chiesto un contributo nell’elaborare e trasmettere questo triplice svelamento: 

  • di Noi al mondo, perché nessuno oggi può permettersi di vivere isolato, indifferente a tutto ciò che non gli appartiene;
  • del Mondo a sé stesso, aiutando a riconoscere l’alta vocazione umana a cui siamo chiamati per il bene di tutti e la salvaguardia del creato; 
  • di Dio al mondo, per riconoscere le “tracce” della sua presenza amorosa, in ogni anfratto della storia, come luce che impercettibilmente ci attrae al bene.


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