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Il Buddhismo afferma che ogni pensiero “su Dio” non può che condurre ad una riduzione della trascendenza divina ad un mero concetto umano, potremmo quasi dire a un idolo (dato che la caratteristica fondamentale dell’idolo è quella di essere un prodotto della concettualità umana). Il Dio della metafisica cede così il posto ad un pensiero di Dio che non venga definito da nessun concetto umano, ma che prenda inizio o proceda piuttosto da Dio stesso, dalla sua auto-rivelazione e dal suo orizzonte proprio, cioè da quell’icona che, capovolgendo i tratti essenziali dell’idolo, mi si presenta come l’apparire di un volto che mi guarda. È POSSIBILE UN DIVERSO MODO DI RAPPORTARSI A DIO? Il “Dio senza Essere” è quindi un Dio che “scivola via” dalle morse e prese di qualsiasi sapere, è un Dio che ...

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