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RD Congo, Se questo è un esercito

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Da circa 20 anni la Repubblica Democratica del Congo (RDCongo) non ha un esercito. Ha molti ufficiali con galloni e stellette, ville e supermercati. Eppure l'esercito dovrebbe essere la colonna portante di questa nazione. Secondo gli osservatori internazionali, le Forze armate della RDCongo (Fardc) sono circa 200.000 unità, con un bilancio di 93.5 milioni di dollari, cioè 1.5% del Pil. In piena ristrutturazione. Hanno un compito importante: dare sicurezza e stabilità al Paese.

Le Fardc sono costituite in parte dal processo di raggruppamento e integrazione di gruppi armati che hanno diviso il Paese fino a poco tempo fa: i Mai-mai (milizie locali), i gruppi della RCDGoma (Unione congolese per la democrazia), e il MLC (Movimento di liberazione del Congo) di Jean Pierre Bemba e i CNPD (Congresso nazionale per la difesa del popolo) di Laurent Nkunda.

Si è tentato il "brassage", cioè il rimescolamento che chiedeva ai guerriglieri, dopo un periodo di formazione, di esser destinati in aree diverse da quelle in cui avevano combattuto. Quelli del Congo orientale venivano posti sotto il comando di un ufficiale del governo centrale in zone lontane da quelle di origine. Alcune centinaia di questi che avevano accettato il "brassage" sono stati eliminati proprio nelle caserme.

La mancanza di una seria investigazione sugli omicidi avvenuti ha fatto fallire questo progetto. 

Come conseguenza, il generale Laurent Nkunda, tutsi congolese, si è rifiutato di andare a Kinshasa. È rimasto nel Nord Kivu al comando di due brigate, da dove, nel 2003, si è diretto verso Bukavu, nel Sud Kivu. Qui tutti ricordano le gravi violazioni di leggi internazionali, le uccisioni, il reclutamento forzato di bambini soldato, stupri e altre forme di violenza sessuale commesse dalle truppe del generale. Secondo un rapporto dell'Onu, nel 2006 gli stupri riportati sono stati 27.000, solo in questa regione. Nel villaggio di Shabunda, all'interno del Paese, il 70% delle donne hanno fatto sapere di essere state brutalmente violentate. Da uomini in divisa.

Pur di mettere fine al conflitto con Nkunda, negli ultimi mesi del 2006, il governo ha tentato un compromesso (il "mixage"), mediato dal Rwanda, che permetteva alle truppe di Nkunda di essere integrate nelle Forze governative nel Nord Kivu. Anche questo tentativo è fallito. Circa 30.000 bambini soldato, facenti parte dei gruppi armati e regolari, sono stati restituiti alle proprie famiglie, con l'aiuto della Forza dell'Onu (Monuc).

A noi sembra che uno dei motivi per cui la RDCongo sembra incapace di dotarsi di un esercito regolare è perché i soldati non vengono regolarmente pagati. Questi "si arrangiano" allora come possono, riversando sulla popolazione locale, specialmente nelle zone rurali, ogni tipo di violenza. Per un civile, in questa situazione, la sventura maggiore è incontrare un soldato, a volte ubriaco, a volte drogato, col kalashnikov sempre a portata di mano.

Con un esercito così allo sbando, i profittatori sono numerosi: gli ufficiali governativi stornano i fondi internazionali per interessi privati, i commercianti, sostenitori dei ribelli tutsi, continuano a esportare tranquillamente il coltan, (minerale utilizzato per i microcondensatori dei cellulari) e i politici si riempiono la bocca di retorica a Goma, a Nairobi e a Sun City (Sudafrica). Intanto nella RDCongo la gente scappa. Sono 1.600.000 gli sfollati. Le Forze dell'Onu (Monuc), 17.000 unità (altre 3.000 sono in arrivo, stanno a guardare. La catastrofe umanitaria si annuncia. "No Nkunda no job" (Senza Nkunda non ci sarebbe lavoro). Dura già da 12 anni.



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