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RAHAB / LA PROSTITUTA MISSIONARIA DEL DIO D’ISRAELE

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Il libro di Giosuè descrive l’invasione, la conquista e la divisione della terra di Canaan da parte d’Israele, sotto la guida efficace di Giosuè, successore di Mosè. A dirigere le operazioni belliche non è, però, Giosuè, bensì Dio stesso, il quale ha pure indicato quali sono le modalità della conquista, lo sterminio di tutta la popolazione residente (Dt 7,1-6), un ordine divino che forse già gli antichi sentirono stridere con le esigenze della giustizia.

GIOSUÈ: UNA TEOLOGIA DELLA STORIA

Nell’antichità, solo in casi estremi ci si abbandonava a quella che in termini odierni si chiama “pulizia etnica”, ma la prassi seguita dagli Ebrei, secondo il libro di Giosuè sembrerebbe andare in questa direzione.

Dal punto di vista storico, le informazioni contenute in questo libro sono evidenti esagerazioni: anche dopo la conquista della Terra promessa si incontrano città e villaggi in cui risiede la popolazione indigena, come mostra l’inizio del libro dei Giudici; ma il fatto più rilevante da notare è che diversi secoli dopo, all’epoca in cui Davide costituisce un regno, non vi è alcuna preoccupazione di eliminare quei gruppi etnici che sono distinti dagli Ebrei; ciò porta a chiedersi quale finalità abbia l’ordine contenuto nel Deuteronomio e che il libro di Giosuè presenta come attuato.

In Deuteronomio 7 e nel libro di Giosuè non siamo a livello della storia, ma della teologia:

in gioco c’è la relazione con Dio (Dio ti ha scelto) che definisce la nuova condizione del popolo (consacrato a Dio),

perciò gli Ebrei non possono contaminarsi nel contatto con gente che venera idoli o che segue pratiche che contrastano con la legge di Dio; da qui l’esigenza anche di non contrarre matrimoni con i nativi e di non praticare i loro culti.

IL CASO DELLA PROSTITUTA RISPARMIATA

A questo proposito, è interessante che proprio nel libro di Giosuè si narri un episodio in cui si contravviene all’ordine divino di sterminare i nemici: Rahab, una prostituta, è risparmiata, assieme alla sua famiglia, perché ha protetto due spie ebree che si erano introdotte a Gerico (Gs 2). “Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittìm due spie, ingiungendo: ‘Andate, osservate il territorio e Gerico’. Essi andarono ed entrarono in casa di una prostituta di nome Rahab. Lì dormirono” (Gs 2,1).

I figli d'Israele sono ancora di là del Giordano e sanno che devono attraversarlo, per eseguire l'ordine divino. Come fece Mosè quarant'anni prima, anche Giosuè invia delle spie: la guerra esige prudenza, conoscenza del terreno e delle forze nemiche. Le spie vanno a Gerico, città che sbarra la strada per l'ingresso in Canaan, e si rifugiano presso una prostituta.

Il narratore non indugia sui motivi della scelta, ma il seguito mostra che la casa della donna era adiacente alle mura della città; inoltre la donna, per il lavoro che svolge, non gode certo del gradimento sociale: possiamo dunque pensare che sia a livello relazionale sia a livello topografico la donna appaia “emarginata”.

Dopo che il re di Gerico è stato informato della presenza delle spie, la scena è interamente dominata da Rahab: ella ha compreso la gravità della situazione e sfrutta ogni risorsa per salvare i suoi.

I dialoghi tra lei e le spie mettono in risalto questa situazione di necessità: sia Rahab che le spie hanno bisogno di giungere a un compromesso che preservi la loro vita. Le spie hanno bisogno del silenzio della donna per sfuggire alla cattura, Rahab necessita della loro lealtà alla parola data per scampare alla sorte riservata alla sua gente dai conquistatori.

PREFIGURAZIONE DI ALTRI PERSONAGGI NON EBREI

Nel racconto Rahab è l’unica che fa appello al Signore (2,9-13), dimostrando di aver compreso il senso degli avvenimenti che riguardano i figli d’Israele: la terra sarà loro perché così è stabilito da Dio, colui che determina le vicende dei popoli. In tal modo Rahab prefigura altri personaggi non ebrei che nella Bibbia confessano il potere del Dio d’Israele, diventando testimoni della sua benevolenza e della sua misericordia.

Il narratore non chiarisce come l’informazione sulle spie sia giunta al re; è evidente, però, che egli conosce sia la loro origine sia la loro missione.

Ciò vale anche per Rahab, alla quale gli emissari del re riferiscono che ha dato alloggio a delle spie. Ora è in gioco la sua lealtà verso la sua città. Non si dice come la donna abbia preso tempo per nascondere le spie: il dettaglio sembra fuori posto. Nello stesso tempo il confronto con gli emissari del re mostra la condotta intraprendente della donna, benché ancora non siano chiari i motivi della sua decisione di proteggere le spie. Ella nega di sapere sia l’origine (v. 4) sia la direzione presa dagli uomini (v. 5); tuttavia è in grado di suggerire il da farsi ai suoi interlocutori, che seguono infatti il suo consiglio (v. 7). Ora, però, le due spie sono in balia della donna: la porta della città è ormai chiusa, quindi dipendono dalla sua protezione.

Il seguito presenta il dialogo tra la donna e le due spie sulla terrazza, introdotto da una solenne professione di fede nella potenza di YHWH (vv. 9-11), con la quale Rahab pone al centro le opere potenti, compiute da Dio in occasione del passaggio del mare e della conquista dei territori al di là del Giordano, e rivela il panico che ora si è diffuso tra la popolazione di Canaan.

CONSAPEVOLI DEL POTERE DEL DIO D’ISRAELE

So che il Signore vi ha consegnato la terra (v. 9). Con questa espressione Rahab sintetizza il messaggio fondamentale del libro, quanto segue mostra che se tale messaggio rappresenta per Israele motivo di fiducia e speranza, per la popolazione residente è profezia di una tragedia incombente. Rahab sa che ora alla sua gente e a lei è riservata la sorte delle truppe egiziane sommerse nel mar Morto e delle popolazioni che si sono opposte al passaggio del popolo d'Israele.

Eppure non si arrende, nemmeno di fronte a quanto prescritto da Dio.

Rahab si è dimostrata sleale verso il suo popolo perché consapevole del potere del Dio d’Israele e in tal modo ha protetto le spie; le spie potranno, però, impegnarsi, contro la volontà di Dio, a preservare la vita di Rahab? Il fondamento della richiesta della donna (vv. 12-14) è la sua lealtà (chesed) nei loro confronti. La reazione delle spie mostra tutta la loro dipendenza da lei: essi sono disposti a mettere in gioco la loro vita, pur di riuscire nella loro missione (v. 14).

La richiesta di Rahab si rivela, infatti, problematica alla luce delle ingiunzioni sopra richiamate del Deuteronomio.

Se dunque la richiesta di Rahab è pienamente giustificata dal punto di vista umano, dal punto di vista teologico essa si rivela in contrasto con la volontà di Dio; è lui infatti che ha escluso ogni compassione per quelli come lei. A Giosuè – e con lui al popolo – è stato ingiunto di osservare integralmente la legge di Mosè (cfr. Gs 1,7-8); essere leali a questa donna implica la slealtà verso Dio?

UNA MISSIONARIA OUTSIDER

Rahab possiede tutte le caratteristiche dell'outsider: È donna, prostituta e straniera; la sua marginalità anche dentro la sua stessa cultura è data dalla sua attività ed è simboleggiata dal suo abitare sulle mura della città, al confine tra "dentro" e "fuori".

Come avviene anche in altri casi nella Bibbia, è tuttavia una donna a comprendere la natura del Dio d'Israele: “il Signore, vostro Dio, è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra” (2,11).

Proprio per questo, ella salva la vita alle spie e nello stesso tempo porta a valutare criticamente una lettura della storia che divide tra buoni e cattivi, dove i cattivi sono tutti gli altri: anche in Canaan c'è chi conta sulla benevolenza di Dio, il quale premia chi è leale.

COME LA SAMARITANA E LA CANANEA

E saranno donne altrettanto decise che contribuiranno alla diffusione del Vangelo, come la donna di Samaria, che non rifiuta il dialogo con chi le chiede da bere, come la cananea che non teme di obiettare a un pregiudizio religioso per salvare la figlia, o quella peccatrice che è disposta a sopportare sguardi e mormorii dei maschi pur di incontrare chi la accoglie come figlia del Padre misericordioso.



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