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IL CERBERO E L’INGORDIGIA DI ALCUNI

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Nell’inferno Dante l’aveva messo a guardia del terzo cerchio, quello dei golosi: il cerbero era un cane, “il gran vermo”, con tre teste e coda di serpente, simbolo dell’ingordigia e della voracità, con una fame di cibo e di guadagno mai soddisfatta.

Ci è difficile immaginare il mostro, ma non l’insaziabilità di certi stipendiati sia di qua sia al di là dell’Oceano.

Negli Stati Uniti l’Institute for Policy Studies and United for a Fair Economy ha pubblicato il rapporto annuale sugli stipendi e sulle retribuzioni dei “baroni” del petrolio: questi, nel 2005, hanno messo in tasca un aumento del 50 per cento rispetto al 2004, in media 32.7 milioni di dollari. In testa c’è William Greehey, della Valero Energy, che nel 2005 ha incassato 95.2 milioni di dollari. In quel Paese un operaio ci impiegherebbe 4.279 anni per guadagnare la stessa somma, per non parlare di un lavoratore dell’Africa subsahariana.

Ancora peggio: gli amministratori delegati di compagnie che lavorano nella Difesa, a causa della guerra al terrorismo, hanno raddoppiato i loro stipendi. George David, della United Technologies, si è intascato oltre 200 milioni di dollari e Jay Gellert della Health Net dal 2001 ha avuto un 1.134 per cento in più.

Mostruoso come il cerbero!

È un vescovo cattolico tedesco della stessa città di Karl Marx che ha colpito duramente gli eccessivi stipendi dei grandi manager in Europa. Mons. Reinhard Marx, vescovo di Treviri e presidente della Commissione episcopale per la società e le questioni sociali, in un’intervista alla televisione, ha battuto duro su questa fame di guadagno. Non è solo un fenomeno degli Stati Uniti, in tutta Europa gli stipendi degli amministratori delegati sono aumentati del 30%, mentre le aziende dichiarano fallimento e i lavoratori vengono licenziati. Di recente Luis Gallois, neo co-presidente del consorzio europeo Eads (che produce il nuovo supergigante dei cieli, l’A380), ha dichiarato l’intenzione di rifiutare l’aumento del 1200 per cento del proprio stipendio, che avrebbe così superato i 2,3 milioni di euro l’anno, ma il rifiuto dell’altro copresidente, Thomas Enders, di accettare analoga riduzione gliel’ha impedito, poiché lo statuto dell’azienda prevede retribuzioni identiche!

Guarda caso il predecessore di Gallois, Noel Forgeard, aveva dovuto lasciare l’incarico dopo la scoperta che aveva realizzato 2,5 milioni di euro di plusvalenze vendendo un pacchetto di stock options, ottenute come benefit a complemento del già favoloso stipendio, giusto prima di rivelare al pubblico i ritardi nella consegna dell’airbus, col conseguente crollo del 43 per cento del titolo in Borsa. Questi modi di compensare gli amministratori delegati preoccupano molto le Chiese tedesche, luterane, riformate e cattoliche (e la conferenza episcopale italiana tace?) perché creano enormi divisioni fra i poveri e i ricchi.

I tempi sono duri, è risaputo: l’economia mette in pericolo la sopravvivenza di molte famiglie, mentre alcuni, pochi in verità, accumulano enormi fortune a spese di molti (vedi dossier all’interno).

È allarmante la situazione nelle nostre società e è ancor di più nei Paesi poveri.

Come missionari crediamo non sia ammissibile che il reddito disponibile venga lasciato al libero capriccio degli uomini e vengano incoraggiate le speculazioni. Non è di conseguenza concepibile che cittadini provvisti di redditi abbondanti, provenienti dalle risorse e dall’attività lavorativa di molti possano impadronirsi dei profitti a esclusivo vantaggio personale.

Sarebbe da applicare ad essi la parabola dell’uomo ricco, le cui terre avevano dato frutti copiosi e che non sapeva dove mettere al sicuro il suo raccolto: «Dio gli disse: “Insensato, questa notte stessa la tua anima ti sarà ritolta”.» (Lc 12,20).

Sfrattiamo il terzo cerchio!



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