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CENA DELLA VITA: EUCARISTIA E COMUNITA' ECCLESIALI DI BASE

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La rivalutazione dell'intima relazione tra eucaristia e Chiesa è uno dei grandi doni del Concilio Vaticano II. Il celebre adagio di Henri de Lubac “la Chiesa fa l'eucaristia e l'eucaristia fa la Chiesa” è ripreso nel contenuto e nello stesso titolo dall'enciclica di Giovanni Paolo II: “ Ecclesia de Eucaristia ”. Il cardinale Carlo Maria Martini affermava: “L'eucaristia è la forma di vita della Chiesa”. Tale dichiarazione sottolinea il carattere sacramentale della Chiesa, cioè la sua comunione col Signore e la sua dimensione di fermento nella relazione fraterna/sororale.

L'eucaristia ricorda sempre alla Chiesa la sua natura di comunità concreta, assemblea riunita, come dice il suo stesso nome: Ekklesia , assemblea convocata da Dio qui e ora, quale sacramento di comunione universale di tutto il popolo di Dio.

Dal Vaticano II, la coscienza ecclesiale ha cominciato a comprendere che ogni eucaristia è un atto comunitario.

La costruzione della comunità presuppone da ogni partecipante una buona dose di dono di sé e offerta per gli altri, quindi una “eucaristicità” che i cristiani apprendono e ricevono dal maestro Gesù Cristo.

Nella preghiera eucaristica n. 2, la più nota delle attuali anafore della liturgia latina, chi presiede la celebrazione prega: “Tu ci consideri degni di stare alla tua presenza e servirti”. È un'allusione all' assemblea costituita come popolo sacerdotale .

CARATTERISTICHE DELL'EUCARISTIA NELLE CEB

Chi fosse abituato alla pratica cattolica più comune, nel vedere come molte Comunità ecclesiali di base (Ceb) sono organizzate, potrebbe pensare che non apprezzino l'eucaristia. Mentre le parrocchie fanno della messa quasi l'unica forma di culto, anche per il fatto di non avere sempre la presenza del presbitero, le Ceb sono cresciute intorno alla celebrazione della Parola e con forme più libere e diversificate di culto . Ma ciò non significa che non ritengano l'eucaristia l'apice della celebrazione della Chiesa. La tradizione ecclesiale insegna che “anafora è sempre risposta a una Parola divina, proclamata e accolta precedentemente e questa preghiera assume sfumature e sottolineature differenti a partire da questa accoglienza”.

La centralità della Parola fa sì che nell'esperienza delle Ceb l'eucaristia non sia solo il punto culminante degli incontri, ma tutto ciò che si fa e si vive acquisti una “eucaristicità” , sia ordinato all'eucaristia, non solo come “culto”, ma come “modo di essere della Chiesa”, cioè comunione e dono di vita. Le Ceb utilizzano il rito latino, ma con uno stile proprio, che sottolinea la partecipazione attiva di tutti i presenti , uomini e donne, e si esplicita in alcuni elementi teologici e liturgici.

UNA FESTA COMUNITARIA

Chiunque partecipi a una celebrazione delle Ceb, rimarrà quasi sempre colpito dall' atmosfera di comunicazione e gioia che vi regna. Molte volte le Messa in parrocchia si celebrano alla leggera e non sempre manifestano un ambiente comunitario. Nei corsi di liturgia si dice che il primo elemento necessario per una celebrazione è l'assemblea liturgica. Nelle eucaristie delle Ceb questa dimensione è molto forte. Il loro modo di celebrare dà estrema importanza ai riti di accoglienza, le persone si presentano, si accolgono, si abbracciano, applaudono e danzano la vita . Chi conosce le difficoltà, la sofferenza e la lotta dei poveri nel nostro contesto sociale resta sorpreso dalla forza che trovano sempre per manifestare gioia e clima di festa. Persino la celebrazione del Venerdì Santo ha qualcosa della festa comunitaria e della gioia pasquale.

I SEGNI E I SIMBOLI DI UNA VITA CONDIVISA

Nella ricerca di come unire maggiormente fede e vita concreta, le Ceb danno molta importanza ai segni e ai simboli liturgici . Nelle loro celebrazioni eucaristiche imparano a dare vitalità e attualità a gesti, segni e simboli della tradizione, come la croce, la Bibbia e i segni sacramentali, valorizzando al tempo stesso simboli delle nostre culture, come la terra, l'acqua, il fuoco, i fiori e gli alimenti. Come nelle Chiese primitive, l'eucaristia nelle Ceb assume più la forma di una cena che solo di un culto . Le comunità fanno di ogni eucaristia una vera occasione per condividere i cibi come la vita. A loro piace che in ogni Messa il pane sia veramente pane e sia sufficiente per essere condiviso da tutti, e ci sia abbastanza vino perché ne bevano tutti.

Nel luglio 2005 si è svolto a Itapinga l'XI Incontro nazionale delle Ceb brasiliane. L'équipe che ha preparato le celebrazioni ha ottenuto che i vescovi presenti accettassero di celebrare con pane (azzimo) e vino, in quantità sufficiente perché tutti mangiassero e bevessero. I segni sacramentali non dovrebbero essere solo simboli che ricordano il pane e il vino, ma veramente pane e vino offerti nel nome di Gesù come egli offrì se stesso .

In queste messe la liturgia della Parola acquista un'importanza molto grande con la valorizzazione di molti canti, con processioni e danze all'ingresso della celebrazione, nell'accoglienza della Bibbia per le letture o dell'Evangeliario per la proclamazione del Vangelo. Tuttavia ciò non riduce la centralità della cena propriamente detta , con l'azione di grazia e la comunione aperta e affettuosa, come Gesù ha voluto e mostrò nel Vangelo nelle sue molte cene coi piccoli e quelli ritenuti peccatori, senza escludere nessuno.

Inoltre molte Ceb riprendono il costume delle Chiese orientali di offrire, dopo la comunione eucaristica, a tutti i presenti un pane benedetto, come segno del condividere la vita che l'eucaristia è già in se stessa, ma si amplia nel pasto comune. Le Ceb lo fanno con pane, biscotti, popcorn o qualunque alimento condiviso in clima di festa e affetto comunitario. È una profezia di un mondo nuovo cui aneliamo: mondo di uguaglianza e socializzazione.

LA RELAZIONE DELLA CENA CON LA VITA CONCRETA

Come l'eucaristia è il momento forte per condividere Parola e pane, lo è pure per condividere la vita, denunciare le ingiustizie sofferte e prendere posizione per la giustizia del Regno . La dimensione più liberatrice della celebrazione sta nella partecipazione veramente egualitaria. Però è importante che il Vangelo sia letto in tutte le sue dimensioni, compresa quella sociale e politica, la Chiesa accetti la profezia della parzialità e si schieri dalla parte dei più piccoli. L'eucaristia deve essere seme di un mondo e di una Chiesa più egualitari. Le Ceb non permettono alla Chiesa di dimenticarsene.

IL RITO OLTRE IL RITO

In ogni celebrazione dell'eucaristia che vivo nelle Ceb scopro prima di tutto che il sacramento della cena del Signore non si riduce al rito , e meno ancora alla venerazione di segni sacramentali come il pane consacrato. Il primo e più fondamentale segno sacramentale della cena è la comunità riunita . Perciò la comunità assume la spontaneità con cui la gente arriva e si saluta con effusione. Durante la celebrazione nulla rompe la libertà di comunicazione tra la gente. Per la loro esperienza ecclesiale, vissuta molte volte nel martirio, le Ceb celebrano l'eucaristia con la convinzione che tutta la Chiesa è locale o non è vera Chiesa, dove per “locale” si intende ogni gruppo di fratelli e sorelle convocati da Dio per vivere la testimonianza di Gesù Cristo in ogni realtà concreta del mondo. Tale convinzione dà a ogni celebrazione eucaristica una grande libertà nella forma celebrativa, senza però mai staccarsi dalla comunione con le altre Chiese che formano la Chiesa universale. Questa non è solo la sommatoria delle Chiese particolari, ma si manifesta nel sacramento di ogni comunità riunita nel nome di Cristo.

In secondo luogo, la Chiesa cattolica ha sviluppato una teologia del sacrificio dell'eucaristia difficile da comprendere di oggi, soprattutto per chi intende testimoniare Dio come fonte d'amore e gratuità che mai esigerebbe o accetterebbe il sacrificio del suo stesso figlio, Egli che sempre perdona gli essere umani gratuitamente e a motivo della sua tenerezza materna. Le Ceb dell'America latina vivono sulla propria pelle la sofferenza di una povertà ingiusta e assumono la comunione per lottare contro l'ingiustizia strutturale, fonte dell'impoverimento pianificato della maggioranza dell'umanità. In questa lotta pacifica e nonviolenta, l'eucaristia offre il memoriale della croce di Gesù Cristo, non come un sacrificio rituale o religioso, ma come dono totale di sé per l'altro e proposta di vita nuova a partire dall'altro. Vivere l'eucaristia significa vivere una nuova forma di relazioni, una forma nuova di essere per l'altro, sia l'altro concreto che è la gente, sia ogni essere vivente e principalmente il grande Altro, fonte di amore e progetto di vita libera e piena per tutti.

Penso, infine, che la forma di celebrare l'eucaristia delle Ceb cerchi di unire rito e realtà per essere il più possibile autentica profezia di quanto Dio vuole che viviamo. Di recente, dopo una Messa domenicale nel nostro monastero con le comunità del quartiere in cui viviamo, una donna di Brasilia ha detto: “Di solito nelle Messe sento una grande distanza tra prete e laici. In questa abbiamo celebrato tutti, preti e laici, intorno all'altare e ho sentito meglio l'uguaglianza e l'unità tra noi”.

Queste parole mi hanno fatto ricordare un commento di San Giovanni Crisostomo, pastore di Costantinopoli nel IV secolo: “C'è una situazione in cui non c'è distinzione tra chi è presbitero e chi è laico: è quando si partecipa ai santi misteri. Tutti siamo giudicati degni degli stessi privilegi. Uno stesso corpo è offerto a tutti. Tutti bevono da un solo calice. Chiunque arriva nelle nostre Chiese può vedere il popolo prendere parte – e parte importante – all'intercessione. Tutti pronunciamo la stessa preghiera, un'invocazione piena di compassione. Nel bacio della pace, ci abbracciamo tutti insieme. Perché spaventarsi quando il popolo mischia la sua voce con quella del prete? Vi dico questo affinché qualunque fedele sia attento e sappia che tutti noi formiamo un solo corpo. Ci differenziamo solo come un membro del corpo può distinguersi dall'altro. Progrediamo insieme, perché questo ci conduce a più grandi occasioni di salvezza e aumento della carità. Nessun fumo di orgoglio, nessun complesso d'inferiorità rispetto agli altri. Chi ha il primo posto, solo assume più stanchezza e più responsabilità e non onori.

È necessario che, nella Chiesa, siamo come in un'unica casa. Che siano tutti come un corpo solo”.


LA CENA DEL SIGNORE, GIUDIZIO SULLA CHIESA E SUL MONDO

La realtà delle Ceb conferma pienamente quanto afferma José Maria Castillo: "Dove non c'è giustizia, non c'è eucaristia". All'epoca della dittatura era pericoloso celebrare l'eucaristia nelle Ceb. Né in America latina né nel resto del mondo la verità che l'eucaristia suggerisce corrisponde alla realtà della Chiesa. Nelle stesse Ceb c'è una sproporzione tra la vita divina che si esprime nella celebrazione e quella che si manifesta nella realtà.

L'eucaristia è sempre oltre il nostro presente e mostra la nostra incompletezza.

In questo senso, ogni volta che celebriamo la cena di Gesù annunciamo la giustizia e la realtà del Regno che verrà. Il cardinale Martini ricorda a ragione che l'eucaristia è la forma di vivere della Chiesa. Perché ciò si riveli pienamente vero, è importante spogliare la celebrazione eucaristica dei segni di potere e di forza mondana che alcune celebrazioni ufficiali esibiscono ancora



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