SIAMO GLI ULTIMI CRISTIANI?
SULLA SOGLIA DI UN NUOVO MONDO
Sabato 18 maggio 2013 / Ore 9.00-18.00
Chiesa di San Cristo
Via Piamarta, 9
25121 Brescia
“Le vecchie visioni della politica, dell’economia, della società ci hanno resi ciechi”, scrivono i filosofi della complessità Mauro Ceruti e Edgar Morin nel loro ultimo saggio a quattro mani, La nostra Europa. Cosa possiamo sperare? Cosa dobbiamo fare? (2013), per cui “oggi dobbiamo costruire nuove visioni [...]. La nostra crisi è una crisi di civiltà, dei suoi valori e delle sue credenze. Ma è soprattutto una transizione fra un mondo antico e un mondo nuovo”. Da qui il sottotitolo del nostro Convegno 2013: “Sulla soglia di un nuovo mondo”. Abbiamo chiesto proprio a Mauro Ceruti di tracciare un’analisi della complessità in cui viviamo, con particolare riguardo all’Europa multiculturale e multireligiosa per aiutarci a costruire nuove visioni di civiltà, anche politica, e un nuovo ethos pubblico. Ma nella crisi attuale anche le Chiese e i cristiani in Europa – e nel mondo – stanno soffrendo una metamorfosi inedita, a tal punto che un grande teologo, appassionato di ecumenismo, come Jean M. Tillard (1927-2000), è giunto a chiedersi nella sua Lettera ai cristiani del Duemila (1999), se siamo gli ultimi cristiani. Viene da questa lettera il titolo del Convegno: “Siamo gli ultimi cristiani?”. Tillard accenna anche una risposta: “Siamo certamente gli ultimi di tutto uno stile di cristianesimo. Non siamo gli ultimi cristiani”. L’esperienza cristiana, infatti, è dotata di una riserva inesauribile di futuro, sicché potremmo essere sulla soglia di un nuovo stile di cristianesimo, come ci suggerisce il teologo gesuita Christoph Theobald nel suo Il cristianesimo come stile. Un modo di fare teologia nella postmodernità (2009). Quale? Per rispondere alla questione, abbiamo interpellato il filosofo e teologo spagnolo, Andrés Torres Queiruga, dell’Università di Santiago de Compostela. Gli abbiamo chiesto quale chance ha il Vangelo di Gesù Cristo – e la rivelazione biblica-cristiana – nel tempo del pluralismo religioso e come i cristiani dovrebbero giocarsi la loro identitàdifferenza nella cultura postmoderna, tra rinascenti fondamentalismi e nuovi paradigmi teologici. A questa parte, più teorica, del Convegno, corrisponde quella, più contestuale, dedicata ad altrettante aree culturali e religiose. Per raccontarci questi contesti abbiamo invitato Francesco Marini, missionario saveriano e teologo, che ci offrirà una testimonianza sull’essere cristiani e missionari in un continente multireligioso come l’Asia e soprattutto nel paese con più musulmani al mondo, qual è appunto l’Indonesia; Carlos Mendoza-Álvarez, teologo domenicano, docente alla Facoltà Teologica di Città del Messico e di Friburgo/Svizzera, che ci offrirà una riflessione sull’opzione preferenziale per i poveri nella postmodernità, a quarant’anni dalla pubblicazione del libro di Gustavo Gutiérrez, Teologia della liberazione. Prospettive (1972); Antonella Fucecchi, insegnante di liceo a Roma, autrice di numerose pubblicazioni sui temi dell’interculturalità, che ci presenterà la vertente pedagogica della complessità: nuove metafore educative nell’Italia plurale. Il dialogo dei partecipanti con i relatori della mattinata sarà introdotto da un intervento di Paolo Boschini, parroco e filosofo, docente presso la Facoltà Teologica di Bologna; mentre le conclusioni-prospettive sono state affidate a Cristina Simonelli, teologa, presidente del Coordinamento delle teologhe italiane, Verona.
