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CONGO RD / LA POSIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA DOPO LE ELEZIONI

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Il periodo post-elettorale in Congo RD è ancora all’insegna dell’incertezza. Infatti, nelle elezioni legislative, svoltesi insieme alle presidenziali, la piattaforma del nuovo presidente Tshisekedi non ha raggiunto 50 seggi e l’altra piattaforma dell’opposizione, Lamuka, ne ha conquistati 59. La grande maggioranza dei 500 deputati – di cui solo il 10 per cento sono donne – è andata alla piattaforma dell’ex presidente Kabila, che ha conservato cosi il controllo assoluto del Parlamento.

Anche l’elezione dei senatori, a livello provinciale, ha visto la vittoria della piattaforma di Kabila, persino nelle regioni di origine del nuovo presidente, che ha ottenuto solo tre rappresentanti in Senato su tutto il territorio nazionale.

Su 108 seggi di cui è formato il Senato, più di 80 sono andati alla piattaforma dell’ex presidente, senza contare il seggio che gli spetta come senatore a vita. Mancano all’appello gli eletti delle regioni del Nord-Kivu e del Mai-Ndombe, che andranno al voto a fine aprile 2019. I militanti del partito del presidente Tshisekedi, l’Udps (Union pour le developpement et le progres social), hanno accusato i rispettivi deputati regionali di essersi lasciati corrompere da Kabila.

Malgrado il disaccordo sui risultati delle elezioni, la Chiesa cattolica, esponente di punta della società civile, ha deciso di collaborare con le autorità per il bene del paese. Mons. Monsengwo, arcivescovo emerito di Kinshasa, ha ribadito questa posizione nell’omelia della messa di Pasqua davanti al nuovo presidente, Felix-Antoine Tshisekedi, formulando l’augurio che il suo mandato “sia benefico per il popolo” (Radio Okapi, 21 aprile 2019), ormai stanco di guida politiche prigioniere degli interessi economico-finanziari internazionali e insensibili al miglioramento della vita del popolo.

Lo stesso Clc (Comitato laico di coordinamento), espressione del mondo cattolico, che con l’elezione del nuovo presidente è uscito dalla clandestinità, ha dichiarato che, malgrado la frode del voto e la sua manipolazione, non organizzerà manifestazioni contro il nuovo presidente e collaborerà per il bene del paese (BBC, News Africa, 30 gennaio 2019). Resterà però sempre in allerta, pronto ad intervenire qualora il potere si allontanasse dal servizio al bene comune.

Chi è vicino alla popolazione, come il Clc, è preoccupato che tutto continui come prima, nonostante le elezioni.



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