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STUDENTI TEOLOGI IN ASCOLTO DI UN PENSIERO UMILE

STUDENTI TEOLOGI IN ASCOLTO DI UN PENSIERO UMILE

Lo scorso venerdì 27 Novembre 2015, giorno della prolusione presso lo Studio Teologico Interdiocesano dove studiano gli studenti saveriani di Parma, si è tenuta una conferenza intitolata Il pensiero umile: in ascolto della rivelazione. Il relatore don Roberto Repole presbitero dell’Arcidiocesi di Torino e presidente dell’Associazione Teologica Italiana (ATI) ha proposto una riflessione interessante avendo come scopo riscoprire il cristianesimo come pensiero umile.

Don Repole ha cominciato sottolineando il carattere vivo della fede.

È la stessa fede di sempre ma continuamente essa si rinnova per rispondere alle domande sempre più nuove che l’umanità le pone lungo i secoli, a tale modo da essere sempre eloquente per ogni cultura. Proprio questa natura della fede rende rischioso e nello stesso tempo affascinante il compito della teologia, quello di una fedeltà creativa che aiuta a vedere come ogni epoca non sia solo una tentazione, ma anche occasione per fare emergere un dato aspetto della fede in passato non del tutto approfondito.

Quindi confrontandosi con l’attuale contesto culturale della postmodernità che è dominato dal pensiero debole, ossia il rifiuto di ogni principio stabile perfino della trascendenza, don Repole ha proposto come significativa la categoria dell’umiltà della fede.

Una umiltà che prima di essere un atteggiamento morale o spirituale è una caratteristica di Dio stesso e quindi del suo rivelarsi agli uomini e dell’essere accolto nella fede. Il relatore ha fatto ben osservare come paradossalmente, il pensiero debole si muove secondo lo stesso principio del pensiero forte che vorrebbe combattere: si passa dal regime di un pensiero che si faceva violento e totalitario ad un pensiero debole che chiede di rinunciare all’esistenza di ogni verità, per cui tutto è relativo e nulla è vincolante. Tutto sommato, l’esito è lo stesso cioè l’imposizione a tutti di questo pensiero debole.

IMG 3981Invece il cristianesimo mostra una via davvero alternativa, quella di un pensiero né forte né debole ma umile, cioè profondamente incarnato nelle vicende degli uomini e di tutte le creature ma capace di guardare oltre se stessi e di desiderare ciò che è oltre, quando invece la modernità e la post modernità hanno esasperato in modo unilaterale uno dei due aspetti.  Ed esso è umile perché non appartiene alla sfera delle idee pure ma si coinvolge con gli altri e con i loro interrogativi, è capace di mettersi in ascolto di un Dio che si rivela senza volerlo imbrigliare nelle proprie categorie.

Inoltre il cristianesimo è in se stesso umile perché è adesione ad un Dio che si rivela in modo umile.

Umiltà da intendere come un chinarsi su chi è più piccolo, come lo fa Dio nei confronti del suo popolo in tutta la storia della salvezza che culmina nell'abbassamento del Figlio venuto nella fragilità della carne. Quindi non un atto di debolismo ma un profondo gesto di amore libero che accetta di compromettersi con l’altro per guadagnarlo.

Questo modello di Cristianesimo umile e del Dio umile devono diventare lo stile di presenza e di testimonianza della Chiesa e di ogni cristiano dovunque si trovi: accettare di dipendere continuamente dal mistero di amore di Dio e rimanere un segno eloquente e profetico per la società.

Dopo la prolusione seguì la santa messa celebrata dal vescovo di Parma don Enrico Solmi, e la mattinata si concluse con un rinfresco fraterno.

Arnaud Giegue Tamétsop, sx.


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Pubblicato
21 Agosto 2017
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