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Uniti dallo spirito missionario

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Da quando si è diffusa la notizia che i saveriani, con l’inizio dell’estate, lasceranno la casa di via Visinoni e Zelarino più in generale, non sono mancati ricordi, manifestazioni di affetto e testimonianze. Ve ne presentiamo alcuni.

ze ConigliettoA Natale, con mia grande sorpresa, sono stato informato della chiusura della comunità missionaria dei saveriani di Zelarino, vicina alla mia parrocchia di Olmo, non solo geograficamente. Infatti in questi quasi due decenni del duemila, i saveriani sono stati per me e per la parrocchia un costante motivo di grazia, di vera amicizia e di cammino insieme. La loro presenza è stata per noi un progressivo stimolo a vivere il percorso di fede con atteggiamento aperto alle storie e vicende di tanti popoli, con uno spirito missionario e universale. Ricordiamo la ricca varietà di sensibilità e di volti, a volte provati nella sofferenza e nel fisico, per la loro lunga esperienza in missione in terre lontane, vissuta come dono del Signore, come ricchezza condivisa di culture e tradizioni in uno spirito di gratuità e generosità. Sono stati anni di costruttiva collaborazione a tutti i livelli, per la riscoperta della centralità della dimensione missionaria di ciascuno. Un grazie da tutti noi di Olmo per la testimonianza, la semplicità e l’aiuto (don Tarcisio Milani e comunità di Olmo di Martellago).

“Un lontano ricordo mi porta agli anni ‘64-’65, quando gli studenti, in Quaresima, davanti alla nostra chiesa di Zelarino, avevano una bancarella con oggetti provenienti dal Giappone e dalla Cina (sete, quadri, kimono, vasi di porcellana, servizi di tè). Essi passavano di casa in casa per raccogliere il ferro vecchio da vendere per aiutare le missioni. Una consuetudine di tutti questi anni è stata la Festa dei popoli nel mese di maggio. È un’occasione per incontrare persone dai cinque continenti e per far conoscere i missionari di ritorno. C’era poi il grande aiuto dei volontari in ogni occasione. E, così pure, l’incontro mensile del terzo giovedì del mese, che speriamo continui, anche se in modo diverso” (Liliana).

“Come dimenticare la caccia al tesoro con i ragazzi nel parco della Villa e altri giochi, durante la Festa dei popoli. E poi la preghiera del rosario (in varie lingue) nel mese di maggio davanti alla statua della Madonna di Lourdes” (Mara). “
Oggi sono triste, perché anche i saveriani partono da Zelarino. Sicuramente lasciano un vuoto non facilmente colmabile. Alle persone, come me, che hanno lavorato volentieri nelle manifestazioni, nelle feste, tutti spinti dallo stesso spirito ed ideale missionario. Ci mancheranno la preghiera comunitaria, l’Eucarestia, i momenti organizzativi per le feste e anche la pulizia. Tutto doveva essere pulito, bello e accogliente. La casa saveriana è un’oasi di pace. Vorrei poter dire di ripensarci, ma so che non è possibile. Ci resta la certezza che ad unirci sarà ancora la preghiera e lo spirito missionario” (Lina).

ze volontari feste“Sono molto rammaricato per la partenza dei saveriani da Zelarino. Per me, fin dagli anni della mia infanzia, la casa dei saveriani era un luogo di ritrovo. Il 19 marzo veniva organizzata una raccolta di ferro vecchio e, con il ricavato della vendita, si aiutavano le missioni. Nel mese di agosto c’era una specie di sagra con la partecipazione massiccia di tanta gente, con mostre, giochi popolari (pozzo dei desideri, il ciuin…). Ora, risulta umanamente difficile pensare al paese di Zelarino senza la presenza dei saveriani, che hanno sempre collaborato con la parrocchia e la gente (anche con il coro alla Messa). Voglio, facendomi anche portavoce di altre persone, rivolgere il mio personale grazie a loro che sono stati con noi fin dal 1947 (Pietro Pistolato).

ze Marco Cè anni 80 con gli studenti missionari“Tutto è iniziato con una telefonata del cappellano di Zelarino nel 1967. Mi era stato chiesto di preparare i ragazzi a sostenere l’esame di ammissione al Liceo. Oltre all’educazione fisica, li ho aiutati anche nella musica, cantata e suonata. Poi si sono intensificati i contatti con la parrocchia di Carpenedo in Mestre, soprattutto nella partecipazione all’attività culturale e a Radiocarpini (avevano una trasmissione settimanale sulla stampa missionaria e interviste ai missionari di passaggio). Poi, dal 1972, la scuola è diventata Istituto magistrale e nel 1984 si è trasformata in Liceo psicopedagogico. Tutto è terminato nel 1988. Ciò che ha inciso profondamente nella mia vita è stata la condivisione dell’ideale missionario e il rapporto personale e della mia famiglia con i saveriani e i ragazzi. Soprattutto, rivedere tanti ragazzi, ora diventati missionari, che vengono a trovarmi, che condividono le loro gioie e speranze, mi fa sentire ancora giovane e uno di loro” (Mario Carraro, amico di Mestre).



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