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Un santo per il nostro tempo: mons. Guido Conforti

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Lo scorso 10 dicembre Benedetto XVI ha riconosciuto ufficialmente la verità del miracolo ottenuto per l'intercessione del beato Guido Conforti e ha deciso di procedere alla sua canonizzazione. La data non è stata ancora fissata, ma tutto fa pensare al mese missionario, il prossimo ottobre 2011.

Non c'è bisogno che vi diciamo la nostra gioia e soddisfazione nel vedere riconosciuta la santità di colui che, non potendo diventare missionario, si è impegnato con tutte le sue energie spirituali e le risorse materiali a sua disposizione per fondare una famiglia di missionari da inviare nel mondo in obbedienza al comando di Cristo: "Andate nel mondo intero e predicate il vangelo a ogni creatura", per fare del mondo una sola famiglia di figli di Dio.

Il regalo per noi e per la chiesa

Noi saveriani non potevamo sperare un regalo di Natale più prezioso e più bello di questo. Ne ringraziamo il Signore, "fonte di ogni santità", mentre ci stiamo preparando per celebrare degnamente la canonizzazione del nostro fondatore.

Ma la cosa più impegnativa per noi, suoi figli, è di cercare di assomigliare sempre più a nostro padre, di diventare santi come lui, facendo della nostra vita un annuncio vivente del vangelo, pronti ad andare ovunque ci sia ancora qualcuno che non conosce Gesù Cristo. Alla fierezza di essere figli spirituali di questo nuovo santo e, nello stesso tempo, alla coscienza di essere ancora lontani da questa somiglianza, vogliamo far corrispondere anche la volontà di "mettercela tutta" per essere degni di tanto padre.

Dall'Italia per il mondo

Ma c'è qualcosa d'altro che ci rende fieri e contenti di questa decisione del Papa ed è il messaggio o, se vogliamo, la provocazione e la sfida che questa canonizzazione offre al mondo e alla chiesa di oggi. Mons. Conforti, che allora era un semplice prete incaricato della formazione dei seminaristi della diocesi di Parma, ha concepito il suo "audace disegno" di dar vita a una congregazione di missionari in un momento in cui tutto sembrava sconsigliarglielo.

Era un tempo in cui la chiesa in Italia, e non solo quella di Parma, aveva bisogno di sacerdoti. Egli stesso, poco dopo aver avviato la sua congregazione, fu tolto dalla direzione dell'istituto nascente, dal Papa che lo inviò come arcivescovo a reggere la chiesa di Ravenna e poi quella di Parma.

Un unico grande amore

La maggior parte della sua vita la spese come vescovo di queste due chiese. Ma seppe coniugare, e non solo mettere insieme, la cura per la diocesi con la missione universale. Ravenna, Parma e la Cina furono per lui un unico amore cui dedicò tutto se stesso. Guido Conforti aveva compreso, prima ancora che questo diventasse dottrina comune, che la missione della chiesa è una sola, sia che essa si svolga a Parma o in Cina.

Aveva anche capito che dal fervore missionario della chiesa di Parma dipendeva il bene della comunità cristiana in Cina e, viceversa, che dalla qualità della vita cristiana in Cina sarebbe venuto uno stimolo per la fede della chiesa in Italia. Era per lui chiaro che non si potevano separare queste due dimensioni, locale e universale della chiesa; che, anzi, esse erano tra loro intimamente legate.

Visione valida anche oggi

Anche oggi questa visione complessiva della missione è importante e urgente, perché proprio in un tempo di facile comunicazione come è il nostro, corriamo il rischio di rimanere intrappolati - come chiesa e come società civile - nelle reti del particolarismo, nelle emergenze ecclesiali e nelle crisi d'identità della nostra società.

Il comportamento ecclesiale di mons. Conforti brilla davanti ai nostri occhi per farci uscire dall'indifferenza per i problemi degli «altri», di coloro che non sono della nostra chiesa o della nostra patria; per superare ogni campanilismo e per protenderci, invece, verso l'orizzonte del mondo e della storia, pronti a pagare di persona le spese di questa apertura missionaria universale.

Egli ci ricorda che solo l'apertura alla missione ci evita il rischio di naufragare nei problemi del nostro paese e della nostra chiesa.

La sua canonizzazione farà comprendere che la missione è ancora un compito attuale da svolgere oggi con intelligenza, coraggio e creatività, come egli seppe fare all'inizio del secolo sorso. Questa capacità di parlare anche oggi, è la funzione dei santi nella chiesa e nella storia.

Questa è la sfida che ci viene dalla contemplazione di questo nuovo santo.



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