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Un’occasione per dire grazie, Ricordiamo le ''nostre donne''

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Il mese di maggio corrisponde grossomodo al tempo pasquale dell'anno cristiano. Segna il rinnovamento della natura e invita ciascuno di noi a rinnovarsi sotto l'aspetto umano e cristiano.

Non solo. Secondo la tradizione italiana, a maggio si rievocano anche altre consuetudini particolarmente care a tutti noi, come la festa della mamma e il mese mariano. Due ricorrenze che ci ricordano le donne che contano, particolarmente nella nostra vita: la mamma e la Madonna. Sono loro che stanno all'inizio delle nostre esistenze, delle nostre scelte, dei nostri valori più alti. Chi mai, infatti, potrebbe dimenticarsi della propria madre? Chi potrebbe metterla nel dimenticatoio della propria vita o preferire altre persone a lei?

L'uomo senza fissa dimora

Per associazione di idee, mi pare utile ricordare altre donne presenti nella vita dei missionari, la cui memoria ci è specialmente cara in questo mese. Il missionario è un uomo senza terra, senza fissa dimora, senza radicamento in una comunità o in un luogo determinato. Non ha una famiglia sua, se non quella da cui ha avuto origine; ovviamente non è sposato.

Tutto questo lo aiuta nella sua missione d'inviato a tutte le genti per la proclamazione del vangelo del Signore. Infatti, dedito a tempo pieno al servizio della buona novella del regno di Dio, certi legami famigliari lo potrebbero distogliere dal sommo dovere della sua vocazione o limitare quell'impegno che la chiesa ritiene debba essere "massimo ed esclusivo".

Tuttavia, il missionario non si sente separato dalla società o comunità umana di cui fa parte né si sente isolato dalla parte dell'umanità composta da donne. Gesù, infatti, nel percorrere la Palestina era seguito - come leggiamo nel vangelo di Luca (8, 1-3) - da "alcune donne che lo assistevano con i loro beni".

Speciali "guardie del corpo"

Come Gesù, così anche i missionari, nella vita di tutti i giorni hanno varie donne che si prendono cura di loro e che in qualche modo li aiutano nella missione di generosità a favore degli altri, lasciandoli pienamente liberi e disponibili per annunciare il vangelo.

A Roma, ad esempio, nelle due comunità saveriane di viale Vaticano e di via Aurelia, alcune donne ci accompagnano nella vita missionaria dandoci la possibilità di dedicarci senza riserve al nostro impegno missionario, permettendo così agli studenti o ai professori di ottemperare ai loro doveri di studio, e alla comunità della Direzione generale di seguire e coordinare le attività di tutti i saveriani sparsi nel mondo.

Noi saveriani di Roma vorremmo esprimere, attraverso questa pagina del giornale, in questo mese di maggio, il nostro più sentito "grazie" alle signore e alle saveriane che ogni giorno si curano dei nostri bisogni umani più indispensabili: i pasti quotidiani, la lavanderia e il guardaroba, l'accoglienza.

"Grazie" a Katia, Cinzia, Carmelina, Valentina che lavorano con noi in via Aurelia; "grazie" alle quattro sorelle saveriane e a Fausta, Katia, Anna e Sabrina, che lavorano con noi in viale Vaticano.

I nostri "angeli custodi"

Oltre naturalmente alle mamme di tutti i missionari, molte delle quali già in cielo, in compagnia della Madre di Gesù, non dimentichiamo altre donne, ugualmente importanti e significative per la vita missionaria, come le nostre care sorelle o cognate, che ci accompagnano nelle numerose tappe della vita apostolica, nei frequenti spostamenti e in tante altre attività. Esse, infatti, sono come i nostri angeli custodi, che ci seguono sempre, prendendosi cura di noi.

Vorrei chiudere quest'omaggio "floreale" alle donne della vita missionaria, ricordando anche tante altre amiche dei missionari saveriani che ci sostengono nelle nostre attività missionarie con la loro preghiera, il loro affetto e il loro aiuto materiale. "Grazie" anche a tutte voi.



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