Un missionario per amico /11: Il vescovo saluta tutti e va
In Cina mons. Conforti aveva visto "un campo fiorito", coltivato dai suoi missionari. Ma i cento giorni di viaggio lo avevano stancato molto: le gambe gli si gonfiavano, il respiro era spesso affannoso... Gli amici, i missionari e i medici lo consigliano di prendersi un po' di riposo e badare un po' più a se stesso; ma lui, sorridente, rispondeva: "Ho ancora tanto da fare. La terra è per lavorare, il cielo per riposare! Voglio morire sulla breccia".
Tre anni molto intensi
In effetti, gli ultimi tre anni di vita, dal 1929 al 1931, sono stati anni di intensa attività: i lavori per il nuovo seminario diocesano, accanto alla casa madre dei saveriani, gli impegni per la quinta visita pastorale alle parrocchie, il sinodo con i preti...; e poi l'attenzione alla sua congregazione missionaria, le nuove case per gli aspiranti missionari a Cremona e a Salerno, l'apertura di una seconda missione in Cina...
Non tralascia di tenersi in contatto continuo con i suoi missionari in Cina. Non tutti erano rimasti pienamente soddisfatti per la visita del vescovo fondatore e delle decisioni che egli prende per il bene dei suoi missionari. Perciò scrive loro una lunga lettera di raccomandazioni: "Cari figli, pregate molto, siate santi, vogliatevi bene. Guardate a Cristo e fate come lui...".
La quinta visita pastorale
L'agenda per le visite pastorali alle parrocchie non permette al vescovo molto respiro. Vorrebbe fare come aveva fatto le altre quattro volte, ma deve rallentare il ritmo. Nella parrocchia di Vaestano, invita i malati in piazza per la benedizione comune, invece di visitarli personalmente nelle loro case. Vede una bimba In carrozzina con l'anca distorta e un ragazzo con il ginocchio ingessato. I genitori raccontano al vescovo la loro ansia per la sorte dei bambini: il dottore dà poca speranza che si ristabiliscano in salute. Ma mons. Conforti li benedice e incoraggia: "State tranquilli: correranno ancora!". Ed è stato proprio così: i due bambini sono completamente guariti!
Visitando un'altra parrocchia, il vescovo fatica a muoversi, zoppica... Prega il Signore: "Sono stanco: vieni a prendermi!". Nella stessa parrocchia c'era un sacerdote insoddisfatto per il comportamento della Curia verso di lui e se la prende contro il vescovo. Conforti gli mostra le gambe gonfie, e con affetto gli dice: "Don Licinio, non porti rancore al suo vescovo, che presto non avrà più". Don Licinio, confuso e commosso, cade in ginocchio e chiede perdono. Conforti lo alza e lo abbraccia, come un padre: "Figlio mio!".
La cura per i missionari
Mons. Conforti ogni tanto visita il suo istituto in Viale San Martino 8, parla con i suoi missionari e fa loro le sue ultime raccomandazioni: "La carità di Cristo ci spinge ad amare. L'amore è come il pane: non stanca mai! Perseverate nel bene e nell'amore fraterno...". Consegna il Crocifisso ai missionari partenti: "Andate in Cina a predicare il vangelo. Vi consegno il Crocifisso. Portatelo sempre nel vostro cuore. E portate anche me".
L'ultima visita è sabato 24 ottobre 1931, vigilia della festa di Cristo Re. Vuole visitare tutte le stanze, fino all'ultimo piano, vedere se tutto è in ordine; suggerisce alcuni miglioramenti da fare. La domenica il vescovo celebra la santa Messa, ma si sente male... Perciò chiama p. Giovanni Bonardi, suo stretto e fidato collaboratore: " Portatemi a casa: voglio morire tra il mio popolo...". Il medico diagnostica un'emorragia cerebrale, forse un embolo.
Il passaggio della morte
Subito si diffonde la notizia del malore. Tante persone vanno a trovarlo; chiedono del suo stato di salute; pregano. La situazione peggiora. Il vescovo vuole confessarsi e ricevere il santo Viatico. Si fa vestire con la mantellina rossa e la stola, e chiede al suo vicario di recitare per lui il "Credo". Poi, con voce debole, ma chiara, afferma: "Chiedo perdono al clero e al popolo di tutte le mie colpe. Signore, salva il mio clero dall'errore! Salva la fede al mio popolo!".
Le sue ultime parole sono queste: "Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Vedrò Dio, il mio Salvatore. Vado con il Re dei re". E il santo vescovo spira nel Signore. Erano le 13 e 53 di giovedì, 5 novembre 1931; aveva 66 anni e 7 mesi.
Il funerale di un santo
Oltre 100 mila persone sfilano per l'ultimo saluto al loro pastore, nella camera ardente in episcopio e in cattedrale. Il giorno del funerale, la gente vuole che la salma passi in mezzo alle loro case, per salutare e ricevere la sua benedizione. La vogliono anche in Oltretorrente. Un corteo che sembra non finire mai...
Il vescovo di Cremona mons. Cazzani, durante l'omelia funebre afferma: "Ci ha insegnato a vivere, a lavorare, a patire, a morire. Questo non è un funerale; è un trionfo!".
Il trionfo di un santo che aveva dedicato tutta la sua vita affinché "sia da tutti conosciuto e amato nostro Signore Gesù Cristo!".