Un innamorato dell’Africa
Riportiamo un po’ di ricordi missionari di padre Michele D’Erchie, saveriano di Montemesola.
Tutto è iniziato nel settembre 1964 quando sono arrivato in Burundi. Dopo aver studiato la lingua kirundi, vengo inviato alla missione di Murago, a 1.700 metri di altitudine. Era completamente isolata e con strade di accesso scomode e pericolose. Sono rimasto quattro anni, facendo il medico dei corpi e dello spirito. Ciò è stato possibile grazie agli studi di medicina fatti in Italia, mentre studiavo teologia. E così riuscivo a comunicare più facilmente con la gente.
L’ospedale e poi l’espulsione
Siamo riusciti a realizzare un piccolo ospedale con l’aiuto della diocesi di Taranto e con il lavoro, gratuito ed entusiasta, della gente povera che sentiva quell’opera come una fortuna per loro insperata. Dirigeva i lavori p. Ernesto Tomè, saveriano friulano, un tecnico di grandi capacità, condite di buon umore. E nel 1970 venne a inaugurarlo mons. Motolese arcivescovo di Taranto.
Nel 1972, ho rischiato la vita, coinvolto nei massacri tra tutsi e hutu. Rientrato in Italia nel 1974, tre anni dopo torno in Burundi, a Kigwena, lungo il lago Tanganika. Eravamo due missionari: uno si dedicava all’evangelizzazione e l’altro alle opere sociali. Alla fine del 1981, il dittatore del Burundi Bagaza comincia a perseguitare la chiesa, espellendo tanti missionari e anch’io sono costretto a rientrare in Italia.
Da trent’anni in Italia
Nel 1982 ritorno in Africa per iniziare la nuova missione saveriana in Ciad e Camerun. Rimango dieci anni. I primi quattro li ho vissuti al nord, con tanto caldo (anche 48 gradi) e la polvere del deserto. Ma, nonostante questo, si vedevano i frutti del lavoro. Ci siamo dedicati alla formazione dei catechisti, alle scuole di alfabetizzazione e infine sono stati scavati dei pozzi per dare l’acqua alla gente.
Nel 1986 scendo a Bafoussam, dove abbiamo iniziato la parrocchia di Koptchou, alla periferia della città. Ci siamo dedicati molto alle piccole comunità di base, dove i cristiani settimanalmente si riuniscono per pregare, ascoltare il vangelo e vedere come renderlo concreto attraverso opere buone.
Nel 1992 devo rientrare in Italia, con l’incarico di seguire a Tavernerio (vicino a Como) il centro saveriano di formazione permanente per i missionari. Rimango lì otto anni. Nel 2000, sono a Salerno, dove mi dedico all’animazione missionaria in Campania e Basilicata. Dal 2005 sono a Lama, nella terra di origine, dove continuo ad animare in modo missionario le parrocchie, cercando di seminare simpatia e solidarietà per l’Africa e per l’ideale missionario.