Tutto a posto, niente in ordine
Insieme ai miei amici, giocavamo sempre nella piazzetta di fronte alla sinagoga. Ogni tanto passava qualcuno per andare a pregare o a parlare con il rabbino. Un giorno - così continua il racconto del piccolo Levi, figlio di Giosuè - arrivano due persone. Una era vestita bene. Si vedeva che era un tipo importante e si faceva notare. L’altro, invece, vestito male, sembrava un poveraccio. Però forse non lo era del tutto.
Ecco, mi ricordava qualcuno che incontravo al porto e che, se non mi sbaglio, faceva pagare le tasse. Ma perché anche lui era venuto lì? Lo chiesi ai miei amici che smisero di giocare. Allora, mentre i due erano già entrati nella sinagoga, noi siamo andati verso il muro, dove c’era un buco da cui si poteva vedere tutto. Il primo era andato molto avanti e stava in piedi.
L’altro, invece, era in fondo, inginocchiato, con la testa tra le mani. Non riuscivamo a capire quello che si dicevano. Ma, dal loro modo di fare, abbiamo capito.
Il primo era un fariseo. Rivolgendosi a Dio diceva che nella sua vita “tutto era a posto, non c’erano problemi; lui faceva tutto quello che doveva fare, anzi ne faceva anche di più, non come quel poco di buono che stava in fondo…”. E continuava a farsi bello, anche se la sua faccia piano piano cambiava. Forse qualcuno gli stava rispondendo e lui non era molto contento. Magari gli diceva: “Tutto a posto, ma niente in ordine… Parli troppo di te e ti dimentichi degli altri”.
L’altro, il pubblicano, piangeva. Capiva che il suo modo di vivere non andava bene. Per questo, quando un amico gli aveva consigliato di andare a pregare, a parlare con Dio, aveva accolto il suo invito. Sapeva che doveva cambiare vita e lì fece la sua promessa solenne.
Il fariseo, beh, lasciamo perdere… Va ancora in giro per le piazze e le osterie a farsi pubblicità. Gli danno un po’ da bere e lui ne spara ancora di più grosse.
Ma poi tutto finisce lì. Niente è cambiato. Lui è sempre il migliore… nel parlare.