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Tra determinazione e speranza

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Alcuni Saveriani ritornano in Sierra Leone

La scorsa primavera sono continuati in Togo, tra molte incertezze, i colloqui di pace tra gli insorti del Ruf e il presidente eletto Kabbah, un ennesimo tentativo per tentare di risolvere la ormai annosa e devastante guerra civile in Sierra Leone. Ai colloqui hanno assistito come possibili mediatori i leaders religiosi, tra i quali era presente anche il vescovo Saveriano mons. Giorgio Biguzzi. Il risultato, finora, è solo quello di un sostegno di speranza in più.

Dopo l'assemblea a Tavernerio (CO) dei missionari Esuli del 15-20 marzo scorso, i Saveriani che lavoravano in Sierra Leone hanno deciso di attuare due progetti: "Missione tra i rifugiati" e "Recupero dei bambini soldati" .

Meno chiassoso, ma che dà un preciso segno della speranza cristiana che non tramonta mai, è la decisione aggiunta del ritorno dei pp. Graziano Rossato ed Eugenio Testa, che si propongono di continuare a Lungi, nelle adiacenze dell'aeroporto, per ora zona non coinvolta nella guerriglia, la formazione di alcuni giovani sierraleonesi, intenzionati a seguire il Signore nel dono totale di sé al servizio del missionario.

È un progetto audace, che solo lo Spirito può suscitare, e al quale ben volentieri, i due padri designati mettono a disposizione la loro mediazione. Lo scorso aprile il Ruf ha deciso di rilasciare p. Vittorio Mosele, l'ultimo saveriano da loro rapito, dopo due lunghi mesi di prigionia e, successivamente, l'irlandese, religioso insegnante, . Btadshow e il sacerdote sierraleonese Dominic Kargbo.

In apparenza la diocesi di Makeni, che si coestende con la provincia nord della Sierra Leone, di cui è vescovo mons. Biguzzi, è ora sguarnita di personale missionario e di clero locale. Sembra un segnale di non gradimento della Chiesa da parte dei ribelli. Ma noi non ci crediamo! Le famiglie dei profughi, tra i quali lavorano già sei Saveriani, dalla vicina Guinea torneranno alle loro terre.

La guerra, la più crudele delle calamità che affliggono un popolo, un giorno finirà. Ritorneranno a lodare il Signore sul loro suolo quelle comunità cristiane tenute salde nella fede dalla presenza coinvolta dei Saveriani, che le hanno generate, difese ed amate. Saranno germe di una nuova speranza. Abbiamo di sfuggita, incontrato p. Graziano prima del suo programmato rientro, dopo il forzato esilio del Natale scorso. È uno che non molla, come si dice in gergo. Se il Signore ha creduto al suo Vangelo perché fosse vita per tutti, il missionario autentico non si rassegna a tenerlo solo per se stesso.

È un progetto che potrebbe sembrare temerario, quello di gestire la formazione di vocazioni alla vita consacrata di sierraleonesi esiliati. I padri Rossato e Testa credono invece a quei volenterosi, che già avevano iniziato con loro un cammino formativo. Sono un segno di speranza da difendere e coltivare. Anche loro ci dicono che la missione fiorirà ancora, perché il vero suo protagonista è uno che è Risorto.



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