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Stupore del primo incontro

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Inizia nuovamente la rubrica di Teresina Caffi, missionaria saveriana, che ringrazio di cuore, anche a nome di tutte le lettrici e i lettori, che hanno sempre apprezzato il suo modo originale di meditare e presentare i segreti delle pagine bibliche. Da gennaio, presenta “le coppie” nella Bibbia, suscitando emozioni e convinzioni nelle coppie che vivono la famiglia oggi.

Ogni commento e apporto dei nostri lettori e lettrici è benvenuto (giornale@saveriani.bs.it).


LA PAROLA

18E il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». 19Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.

21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23Allora l'uomo disse: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta». 24Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. (Genesi 2,18-24)


Tu sapiente, che tremila anni fa scrivesti il racconto, dovevi ancora conservare in te lo stupore del primo incontro con la tua donna, la meraviglia di passare dall’assenza alla presenza improvvisa nella tua vita di un essere ormai insostituibile. Non uomo e non carne come la carne degli animali. Ricordavi la gioia che aveva invaso la tua vita e ti domandavi perché. Chi era quest’essere che ti poteva far sradicare dagli affetti più indiscussi fra cui eri cresciuto?

Non avevi risposta, non sapevi neanche tu come le cose erano cominciate, ma dicesti il tuo stupore in un racconto e nel tuo stupore passò la verità di Dio. L’altra era “carne” diversa da ogni altra d’animale, per questo immaginasti una costola che partiva da te per costruirla come una città compatta e protettrice. Una costola, dal mezzo di te: non dai piedi, perché stesse da schiava davanti a te, non dalla testa perché ti ci mettesse sopra i piedi. Dalla costola perché vi custodiste insieme come la costola custodisce il cuore.

Una costola per dire, senza spiegare, quell’attrazione che spingeva la donna a tornare da dove era venuta e l’uomo a recuperare la parte che gli mancava. L’innamoramento.

L’altra, era davanti a te come un aiuto che ti corrispondeva, come “le due mani stanno l’una in faccia all’altra”, dice un bel proverbio del popolo lega nel Congo: diverse e uguali insieme. Tu che chiamavi il Dio d’Israele “aiuto” del suo popolo, non pensasti neanche un momento che fosse un titolo disonorante.

E capisti che fu in quel momento che l’uomo cominciò a cantare. Il suo primo canto fu a una donna e Dio non se la prese, perché era opera sua.

E vi fu il primo invio. Non fu Abramo il primo a partire. Il primo viaggio fu quell’uscita osata da una casa conosciuta per costruirne una tutta nuova.

E se era d’obbligo mostrarsene dispiaciuti, il cuore cantava.

Capisti che l’essere umano diventa adulto quando osa il viaggio, quando rompe gli ormeggi e si lancia nel mare della vita avendo per casa un compagno, una compagna.

Immagino che tu fossi un uomo antico sapiente che scrivesti il racconto. Non perché la donna non ne sarebbe stata capace, perché le cose sono poi andate diversamente da come erano cominciate.

Ma facesti bene a raccontare il sogno di Dio, che l’amore ti fece capire e al quale Dio non ha mai rinunciato.



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