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Sposi a ritmo di tamburi africani

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Lunedì di Pasqua, nella chiesa parrocchiale di Scorzè (VE), hanno celebrato il matrimonio Atanasio Kasarachi e Rosemary Nkechi, due nigeriani del gruppo che io seguo da qualche anno. Desidero raccontare alcuni momenti del rito.

Puntuali alle 12, arrivano gli sposi con il corteo di damigelle color ebano, che risalta sul vestito bianco o rosa, secondo l'età. Un po' in ritardo, a causa del treno, arrivano i sacerdoti nigeriani don Marcellino e don Paolo.

Il dialogo cantato

Nell'attesa, il coro africano di Mogliano accoglie gli sposi con un canto di benedizione e intrattiene i presenti con canti religiosi della Nigeria. Per i numerosi africani è stato un rivivere l'Africa in Italia; per gli italiani presenti, è stata un'emozionante scoperta: il rito e la Messa sono uguali, ma anche così diversi. Qualcuno ha affermato: "Anche noi abbiamo qualcosa da imparare!".

La Messa è iniziata rinnovando le promesse battesimali; poi il canto del "Gloria" al ritmo dei tamburi. Prima dell'omelia, seguita con attenzione, c'è stato un dialogo cantato interessante: don Marcellino ha cantato le parole di benedizione del salmo 127; gli sposi e il coro hanno risposto: "Sì, vogliamo la benedizione che il Signore dona a chi lo teme".

Tre collegamenti da tener vivi

Don Marcellino ha dato poi agli sposi alcuni suggerimenti per mantenere l'armonia nella famiglia.

"Mantenete vivi tre collegamenti.

Il primo è con Dio mediante la Messa domenicale e la preghiera quotidiana.

Il secondo collegamento è tra voi. Ripetetevi spesso tre parole preziose: ditevi «ti amo!», come espressione di affetto e di apprezzamento vicendevole, perché siete un dono prezioso l'uno per l'altra. Usate anche la parola: «scusami! », perché tutti possiamo sbagliare: chiedere e donare il perdono non umilia; al contrario, approfondisce l‘amore. Infine, la terza parola del vostro vocabolario sia «grazie»: una parola breve, ma che trasforma ogni dono in gratitudine.

Il terzo collegamento è con gli amici, per averne consiglio, conforto e aiuto nelle occasioni della vita".

In diretta dalla Nigeria

All'offertorio, come si fa in Africa, i presenti hanno deposto personalmente l'offerta nel cestino preparato; gli sposi hanno deposto sull'altare le chiavi di casa e la loro foto: il Signore è il Padrone della famiglia, delle cose e delle persone.

Intensa è stata l'emozione alla fine della Messa alla lettura della benedizione del Papa e poi quando, in diretta dalla Nigeria, i genitori di Rosemary cattolici ferventi e attivi, hanno invocato la benedizione del Signore sui loro figli. La tensione è salita al massimo all'udire la preghiera in lingua ibo, la loro lingua nativa, ed è esplosa in un ripetuto "Amen" e un fragoroso applauso. Durante il rito, il frequente applauso dell'assemblea ha trasformato l'emozione degli sposi in gioia per tutti.

I testimoni italiani

Mi ha sorpreso vedere i testimoni Luca e Silvia: una coppia di sposi italiani di Treviso. Ma Luca mi ha spiegato: "Quando Atanasio, laureato in attività imprenditoriale, è giunto in Italia senza residenza e lavoro, passava suonando i campanelli delle case. Abbiamo comprato qualcosa e gli abbiamo offerto un panino. In seguito l'abbiamo invitato per Natale. Dopo il permesso di soggiorno, Atanasio ha trovato un buon lavoro e un salario sicuro a Scorzè. L'amicizia è diventata più profonda e ci ha invitato a fare da testimoni. Abbiamo accettato volentieri. Tutto è stato bello ed emozionante, con tanti auguri per Rosemary e Atanasio".

Un augurio che si estende a tutti, per un mondo fatto di "mani colorate" che si stringono per aiutarsi e per gioire insieme come in questo giorno.



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