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Ricordi, Tanti anni con voi

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Ricordo tanti amici di un tempo

Reverendo Padre, per una volta almeno vorrei essere io a porgere un augurio e un segno di sincera riconoscenza a Lei e a tutto l’Istituto. Da quando, ragazzino, ho incontrato i primi Saveriani sul Campo di Marte dove si stava per costruire il Tempio, posso ben dire che il vostro Istituto è diventato la mia seconda casa. Conservo ancora i resti di un blocchetto di ricevute "una lira per un mattone" che andavo ad offrire nelle case. Da allora la mia vita si è divisa tra studio, lavoro medico, famiglia, Azione Cattolica e parrocchia. Ma il punto di riferimento e di "rifornimento spirituale" è rimasto la Casa dei Saveriani. Oggi, vecchio pensionato ultrasettantacinquenne, cerco di non sprecare il tempo che gli acciacchi mi consentono. Purtroppo le grandi amicizie di cui ho goduto vivono solo nel ricordo: i padri Gazza, Lini, De Zen (il mio primo direttore spirituale), Battaglierin, Volta, Stefani, Cumerlato, Cavalca, Paulon, Incerti, furono i primi ad andarsene, assieme a tanti altri. Oggi, con alcuni sparsi per il mondo, di tanto in tanto, quando capita l’occasione, ci rivediamo. Questo volevo dirle per accompagnare i miei più cordiali saluti a tutti i Saveriani che ho sempre presenti nelle preghiere quotidiane e per riconfermare la mia profonda gratitudine e affetto.

  • Dr. Rolando, Parma.

Abbiamo vissuto tanti anni con voi

Riceviamo sempre con gioia il vostro giornale. Per questo vi ringraziamo perché ci sentiamo sempre più unite in spirito. Unione spirituale iniziata nel lontano novembre 1951; io, per grazia di Dio, giovane novizia, ho avuto questo privilegio di essere vicina a voi con il mio povero servizio. Anni belli e ricchi di grazie ricevute dai vari padri che ci hanno diretto spiritualmente e curate nella nostra formazione: il Signore ricompensi tutti per il bene ricevuto. Il giornale lo leggiamo con soddisfazione in Comunità, perché tutte e tre presenti: siamo state nelle vostre Case e leggendo gli episodi o le situazioni che vivono i vari missionari, li sentiamo vicini nella nostra preghiera. Chi ha già raggiunto il premio divino per le fatiche spese per il Regno di Dio, li ricordiamo anche loro con affetto. Grazie di cuore!

  • Le Suore di S.Gemma, Lucca.

Risponde p. Ettore

Carissimi Amici Lettori,

è bello ricevere lettere, leggerle, rispondere: siamo tutti sulla stessa nave. Una lettera è come un oblo’: ci fa vedere il mondo fuori di noi, ci fa scoprire tesori lontani e sconosciuti: anime e amici nuovi. Chi scrive ad un giornale lo fa spinto da un bisogno di confessione o di denuncia. Se il lettore non protesta mai con il direttore non è un buon segno: significa o che non legge il giornale o che guarda solo le fotografie. In tutti questi anni, offrendo al lettore queste pagine, io non ho mai avuto alcuna intenzione di entrare nell’impegnativo agone della discussione, né tanto meno di convincere altri alle mie idee. Semplicemente mi piaceva suscitare nuove speranze, ridare calore umano.

Questa, mi pare, è la vocazione alla quale un apostolo è chiamato. Un cristiano convinto e che crede nel Vangelo non può non riflettere sulla parola di Gesù e di offrire agli altri gli insegnamenti e gli esempi che ci ha offerto il Signore. Nel mondo di oggi, purtroppo, sono in tanti che si presentano con la divisa dell’apostolo. Ma il vero missionario è colui che, per seguire il Signore, rinuncia a tutto; l’apostolo autentico predica il Regno di Dio, senza pretendere che tutti siano disposti ad accettare la sua dottrina: semplicemente si sforza di seminare l’amore tra gli uomini.

Ai nostri giorni si aggira per l’Europa il Capo di Governo d’una grande nazione. Il quale, per aver compiuto gli studi nelle scuole dei Salesiani, non trova alcun imbarazzo nell’usare il linguaggio evangelico quando parla ai giornalisti o arringa le sue truppe perché si facciano apostoli del suo verbo: "Vi mando tutti missionari", e li incita a convertire quelli che non la pensano come lui. Mai, come in questi tempi, si sono registrate in Italia così tante folgorazioni sulla via che porta ad Arcore; altro che quella di Damasco! All’inizio della sua "discesa in campo" , uscendo dal Quirinale, l’apostolo dei nostri giorni sospirò rassegnato: "Berrò l’amaro calice; ho avuto la percezione della croce che dovrò portare".

Ma pare che la Via Crucis non sia durata così a lungo, se il nostro eroe, poco tempo dopo, s’è sfogato con i giornalisti dicendo: "Credo di essere l’uomo giusto al posto giusto. E mi diverto anche!". Poi, in un crescendo rossiniano, in occasioni diverse: "Oggi sono stato lapidato dai complimenti". "Io sono assolutamente certo di essere l’uomo più democratico che sia mai giunto ad essere primo ministro in Italia". E, preso dalla foga, come spesso gli succede, esclama con estrema convinzione: "Non ho mai conosciuto nessuno più aperto per capire le ragioni degli altri come il sottoscritto". Certamente siamo di fronte ad un profeta che guarda a se stesso con simpatia. E siccome, tra gli innumerevoli impegni, ha trovato il tempo di fare anche il Ministro degli Esteri, incontrando i rappresentanti delle nazioni amiche afferma: "I miei colleghi hanno un atteggiamento di benevolenza nei miei confronti, perché io sono umile". Mancano solo alcune paroline per completare il pensiero espresso da Gesù "e mite di cuore".

I Salesiani, a suo tempo, gliele avranno certamente insegnate; ma mica si può pretendere di ricordare tutto dopo più di quarant’anni!
Caro Silvio, ti chiedo una grazia: fa’ dono anche a me d’uno dei tuoi famosi smaglianti sorrisi. Non posso certo pretendere un orologio d’oro: non saprei cosa farne; e poi quei regali sono riservati ai tuoi "onorevoli deputati operai". Ti confesso che non mi sorprenderei, se un giorno, aprendo un giornale (magari il tuo) mi trovassi di fronte ad un titolo sparato su 9 colonne: "Berlusconi è apparso alla Madonna!". A volte ti mostri stupito nello scoprire che milioni di persone ingrate non seguono la tua dottrina. Abbi pazienza; solleva gli occhi al cielo e cristianamente esclama: "Sono un incompreso. Ma sia fatta la volontà di Dio!".

Il cardinal Martini recentemente ha confidato: "Se dovessi scegliere un direttore spirituale laico, non esiterei a scegliere il giornalista Enzo Biagi". Mi fa sempre una certa impressione quando leggo la frase che don Lorenzo Milani, un prete scomodo, era solito rivolgere ai suoi piccoli scolari di Barbiana: "Ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio". Stupendo! Non si può voler bene a Dio se non si ama il prossimo che ci è accanto. E con i fratelli, l’amore alla natura.

Ho letto da qualche parte che felicità è accarezzare un cucciolo caldo, è ascoltare il ticchettio della pioggia, passeggiare a piedi nudi sull’erba. So che un giorno l’Avvocato Agnelli, padrone della Fiat, confidò a qualcuno: "Mi piace il vento, perché non si può comprare".

Saluto tutti, cari amici, con grande affetto, soprattutto quelli che non la pensano come me.

p. Ettore, sx.



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