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Le inquietudini dell'uomo onnipotente

Sto scrivendo da Bujumbura, capitale del Burundi, nel cuore d'Africa, dove mi trovo da qualche settimana e dove, grazie alla globalizzazione dell'informazione, ritrovo gli stessi avvenimenti che ho lasciato in Italia. Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma l'Iraq con la sua interminabile guerra, le crisi del Medio Oriente, le polemiche sulle caricature di Maometto insieme con la febbre aviaria occupano, anche qui, i telegiornali e le radio.

Ma qui l'impatto è diverso

Quando ci si trova in un ambiente in cui la nostra cultura non è maggioritaria, irridere Maometto assume un altro peso e fa comprendere altri aspetti della rivolta dei musulmani, rabbiosa ed esagerata. Qui i tragici fatti di Bengasi e, ancor più, quelli della Nigeria, hanno un'altra risonanza: mostrano l'incredibile leggerezza degli organi di stampa e l'intollerabile incoscienza di chi, anche svolgendo un ruolo pubblico, crede di difendere l'identità “cristiana” o occidentale irridendo quella degli altri e mettendo a repentaglio la pace.

Oggi l'Africa ha bisogno di tutto, meno che di cadere in una guerra di religione!

Sant'Agostino la libertà di fare “quello che si vuole” - anche il male - la chiamava “libertas minor” , cioè una libertà da minorenne , la libertà trasgressiva dell'adolescente che dice le parolacce per mostrare che è ormai grande! L' adulto invece misura le parole, perché sa che il suo diritto si ferma là dove comincia quello dell'altro. Noi europei, passati attraverso la secolarizzazione, non troviamo grave ridere anche delle cose della religione, forse perché pensiamo che una serie di caricature non compromettono la nostra fede o, forse, perché questa fede non è molto ancorata nel nostro vissuto.

Ma è giusto che sia così? Non sarà il caso che facciamo tutti un passo indietro verso il rispetto e la tolleranza, che sono segni non solo di sapienza cristiana, ma anche di buona educazione individuale e collettiva?

Ci sono pandemie croniche

Anche l'influenza aviaria, vista da qui, ha un volto diverso. La nostra paura è comprensibile, ma in un paese dove la fame e le pandemie - dal colera al tifo e all'Aids - sono purtroppo di casa, sembra una paura ossessiva. Non voglio minimizzare il rischio, ma forse, anche in questo caso, c'è da riflettere. L'uomo della globalizzazione, che sembra diventato onnipotente, che ha intelligenza e tecnologia per andare e venire dalla luna, che manda in orbita stazioni astronomiche che, a distanza d'anni, riescono a rispedirgli le informazioni..., si sente impotente a circoscrivere l'aviaria.

Ora che una possibile pandemia minaccia gli allevamenti e i posti di lavoro di tanta gente dell'occidente, ci affanniamo a fermarla, a cercare il vaccino, a prevederne la cura. E va bene. Ma delle tante persone che ogni giorno muoiono prima del tempo, a causa delle pandemie che minacciano il futuro dell'Africa, chi si cura? Pochi o nessuno. Anzi, vediamo le compagnie farmaceutiche speculare sulle poche medicine disponibili per guadagnarci sopra. Non intendo colpevolizzare chi non ha colpa, ma non sarebbe bene che riflettessimo finalmente sulle grandi ingiustizie che caratterizzano questo nostro piccolo mondo?

L'uomo è onnipotente?

Mi viene in mente il titolo di un libro di Massimo Salvadori: “Le inquietudini dell'uomo onnipotente” . L'uomo d'oggi, malgrado tutta la sua straordinaria tecnologia, non riesce a vivere in pace. Sembra subire la pena del contrappasso. Che cosa stiamo facendo, infatti, perché i nostri fratelli, che ogni giorno muoiono a migliaia, possano vivere e crescere? Sono anni che noi missionari, testimoni di tante miserie, chiediamo ai responsabili del mondo di mettere fine al saccheggio umano ed ecologico. Per carità, nessuno si vuole rallegrare di queste miserie. Ma non verranno a ricordarci che è ora di prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle - tutti, vicini e lontani -, e di rispettare la nostra madre terra e il creato?

Papa Giovanni Paolo II ci aveva invitati a dialogare e a unire tutte le forze religiose per salvare la pace e permettere così la crescita dell'umanità intera, soprattutto dei più poveri. Rispetto e tolleranza per tutti i credenti e non credenti, condivisione e solidarietà per i più poveri, questi mi sembrano essere i messaggi che ci giungono dagli avvenimenti di questi giorni.

Sapremo rispondere con coerenza umana e cristiana?



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