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Contemplando Dio, in mezzo alla natura

Durante le vacanze, la nostra comunità di Desio ha trovato il tempo per un giorno di ritiro fra le vette dolomitiche e le acque dolci del lago di Molveno. Eravamo insieme ai novizi e ai missionari della comunità saveriana di Ancona.

Tre segni da rispettare

Padre Giovanni Matteazzi, “maestro dei novizi”, ci ha condotti per mano a passeggio fra le pagine bibliche, aiutandoci ad aprire le orecchie alla “parola-messaggio” che il Signore ci dona attraverso il linguaggio della natura.

Il silenzio che accompagnava la riflessione era un invito ad aprire gli occhi e a cogliere quanto ci parlava di Dio. L’idea era quella di portare alla celebrazione eucaristica qualcosa, un segno da condividere con gli altri. Sul sentiero boschivo, alla ricerca dei “segni”, ho deciso che non porterò nulla all’altare. Non per pigrizia, ma per rispetto.

Infatti, mi ero imbattuto in tre segni che avevano suscitato in me fantasia, ammirazione e preghiera. In effetti, li avevo contemplati! Il primo era una ragnatela che, intrisa di rugiada, luccicava tra i rami di un nocciolo. Il secondo era una lumaca che, ai limiti del sentiero, tentava di valicare alcune foglie bagnate. Il terzo era un sasso coperto dal muschio, rinverdito dallo scroscio d’acqua della notte.

Dio presente in tanti modi

Come portare via queste cose dal loro ambiente naturale? Come annullare la fatica di ore della lumaca, di giorni della ragnatela, di anni del muschio sul sasso... per un gesto devoto, ma poco rispettoso della “preghiera” che la natura innalza al suo Creatore?

Nel silenzio e nello sguardo rispettoso, pensavo alla fretta che spesso guida le nostre azioni. Il tutto, il facile e il subito è diventata la legge per tanti giovani e adulti, che pretendono di stringere le dita e di afferrare quello che è stato donato per tutti.

La natura mi insegna a rispettare i tempi, a non fuggire dalla legge della fatica-lavoro. Ma, come dicevo, mi trasporta anche nel modo in cui Dio è discretamente presente nella nostra vita. È la testimonianza della sua pazienza, della varietà del suo manifestarsi e della capacità di servirsi dei movimenti del cuore umano, per aprire vie che conducono a lui.

Una sveglia per il cuore

In Giappone ho incontrato molte persone non cristiane che, attraverso la natura, hanno saputo iniziare cammini di contemplazione che li hanno portati all’incontro con Gesù. Il Signore si è servito della loro sensibilità religiosa per parlare al loro cuore. Non conta il tempo impiegato e la fatica. Quel che conta è la meta intravista, perseguita e poi raggiunta.

Con profondo rispetto, ammirazione e silenzio ho visto compiersi questi miracoli. Non ho affrettato la fioritura. Ho solo indicato ciò che avrebbe dato splendore alla bellezza da loro gustata. Nelle espressioni culturali, artistiche, estetiche o gioiose dei giapponesi c’è già il germe della conoscenza di Dio. Alcuni di questi loro momenti, a cui ho partecipato, hanno la capacità di smuovere davvero le corde del cuore. Sono un aiuto dato ai sensi e al nostro corpo, perché si accorgano della dimensione dello Spirito.

Sta a noi missionari riuscire a fare questo salto nell’incontro con Dio, che si è fatto uomo e ci ha parlato di sé usando parabole così vicine alla nostra vita e al creato.

Non è un lavoro facile, perché ci coinvolge nella nostra esistenza, che deve essere fedele e, nello stesso tempo, un segno facile da leggersi.



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