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Provvidenza di un incontro: Adriano Meroi

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Raccontare Adriano Meroi significa parlare di una persona buona, gentile, ma soprattutto di grande umanità. Dirigente d’azienda, all’indomani della pensione aveva subito deciso di dedicare parte del suo tempo alla solidarietà per aiutare i bisognosi. Sulla sua strada, trova i saveriani e p. Carlo di Sopra, carnico di Rigolato, missionario in Sierra Leone.

Matura il desiderio di partire subito per l’Africa. Con p. Carlo trascorre alcune settimane, incontrando persone e conoscendo le realtà e i bisogni della missione a Kabala. Rientrato in Italia, elabora un progetto, partendo dalla trasformazione della sua casa in laboratorio. In questa sua avventura, coinvolge alcuni giovani e fonda la Onlus “Noi e….”, per cui in quei puntini ci sono i poveri, i bisognosi, gli ultimi che desiderava aiutare. A Kabala, nella missione di p. Carlo, fa costruire un’officina attrezzata.

Il suo entusiasmo aveva coinvolto spontaneamente tanti amici e conoscenti. Adriano usava il cortile spazioso della casa dei saveriani di Udine per ospitare i containers e, un po’ alla volta, riempirli con tutto il materiale necessario: strumenti di lavoro, pezzi di ricambi, fili elettrici, generatori di energia, trattori, biciclette, attrezzi agricoli…. Grazie al passa parola, l’iniziativa prende consistenza e il materiale dismesso, ma ancora efficiente, arrivava nel cortile, dove c’era un vero e proprio centro di raccolta e lavoro. Adriano e amici specializzati ripassavano e ricondizionavano tutti i materiali, per inviarli in Sierra Leone.

fri Adriano MeroiIn questa bella iniziativa, Adriano ha coinvolto anche le famiglie dei suoi amici, con cui organizzava incontri per illustrare bisogni e situazioni, oltre che per ricevere fondi e aiuti. Si è speso finché le forze gliel’hanno permesso (è salito al cielo il 2 febbraio scorso), convinto che il bene lo possiamo fare tutti e sempre porta frutti di gioia e fraternità. Ecco le parole di p. Carlo Di Sopra.

“Dopo quella breve chiacchierata a Udine, rimasi sorpreso che tra il dire e il fare ci fosse di mezzo un mare così stretto per Adriano. Durante la sua visita, durata poco più di due settimane, partecipava a tutto quello che si faceva in missione. Si trovava a suo agio con i giovani che, presto, lo considerarono uno di loro. Apprezzava lo sforzo di formare le nuove generazioni nelle scuole, in parrocchia e nei vari gruppi. Aveva però in mente il lavoro. Cosa faranno questi giovani una volta finita la scuola? Certo, lui vedeva che ci sarebbe stato bisogno di agire in grande, ma si rendeva conto che non era alla nostra e alla sua portata. Notò la presenza di un meccanico che lavorava sulla strada senza spazio e struttura, né per le macchine né per gli attrezzi. Per lui, fu come percepire una chiamata. Seguirono incontri per vedere se si sarebbe potuto realizzare un’officina meccanica. Adriano ci mise l’anima. Raccolse i soldi, realizzò la costruzione, mandò un container con attrezzi e macchinari di prima necessità. Dopo che l’officina aveva incominciato a lavorare, la ampliò e rimase in contatto con Tamba, il meccanico. L’officina è in pieno funzionamento e, oltre ad aggiustare macchine, ha provveduto a formare numerosi giovani, ex bambini-soldato durante la guerra. Un po’ gli pesò non essere riuscito a trovare altri che continuassero ciò che lui aveva iniziato. Ma era un uomo di fede e cercava sempre di capire quello che Dio volesse. Fino all’ultimo incontro, un anno fa, non aveva smesso di sperare e di cercare una via per continuare. In Sierra Leone c’è un detto: «Se fai del bene, il bene ti seguirà». Siamo sicuri che per Adriano è così!” (p. Carlo Di Sopra, Fadugu, Sierra Leone).



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