Parole di pace, vite di armi e di guerre
La Pace è ciò che deve accadere perché è il desiderio profondo di ogni uomo. I modi per realizzarla però sono molto diversi e non tutti appartengono alla natura della Pace, vedi le armi e il loro utilizzo. “Come si fa fatica a far capire che la soluzione dei conflitti non avverrà con strumenti di morte ma con il dialogo!”. Lo affermava Don Tonino Bello all’entrata a Sarajevo con i “500 folli”. Lo ha vissuto mons. Giorgio Biguzzi nella guerra in Sierra Leone. Ne parlano avendo vissuto dentro al conflitto. Diventa allora sempre più necessario compiere questo salto di qualità sospinti dal desiderio che non ha in sé nessuna certezza, ma vive del respiro di Dio, dell’idealità del suo Regno, di una speranza che ci fa andare oltre. Lo dice bene il Concilio Vaticano II: “La pace non è la semplice assenza della guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l'equilibrio delle forze avverse; essa non è effetto di una dispotica dominazione, ma viene con tutta esattezza definita a opera della giustizia” (GS 78). Quest’opera è tutta da costruire, con la creatività, la saggezza e l’intelligenza dello Spirito che porterà alla realizzazione della profezia del profeta Isaia che vedeva la trasformazione delle spade in aratri e delle lance in falci così che “nessun popolo prenderà più le armi contro un altro popolo, né si eserciteranno più per la guerra” (Is 2,4).