Pane, olio e pomodoro: Torno a danzare nel cuore d'Africa
Se avessi avuto un "ermo colle", sarei diventato un poeta. Sono nato invece sulle Murge, tra olivi e mandorli, fichi e viti. Sono nato a Grumo Appula (Bari), là dove l'acqua scarseggia, ma il vino è abbondante e il pane si sposa bene con l'olio e il pomodoro.
Sono figlio di Ciccillo e di Rosina, coltivatore il papà e casalinga la mamma, quarto di cinque figli. Sono nato ai tempi di "Buongiorno tristezza" e "Tu si' guaglione"...; ma ben presto cantavo anche il "Tantum ergo" e "Noi vogliam Dio...". Erano i tempi delle feste paesane: accoglievamo con gioia i pellegrini che tornavano da Monte Sant'Angelo con le biciclette adornate di piume colorate. Il messaggio era chiaro: la vita vince sulla morte, il bene vince sul male.
Dagli Stati Uniti all'Africa
A 17 anni mi accolgono i missionari saveriani del beato Guido Conforti: lascio le Murge e mi ritrovo nelle praterie del Midwest negli Stati Uniti d'America, a Milwaukee nel Wisconsin. Nell'aria si respirava lo spirito delle nuove frontiere, ma le immagini più frequenti sulla televisione erano quelle del Vietnam.
Finalmente arrivo in Congo - che allora si chiamava Zaire - dove dominava Mobutu Sese Seko, il dittatore ricco e corrotto. Ma in foresta con i warega, alla fine della strada, mi aspettavano le comunità di villaggio e i cercatori d'oro, i lebbrosi e i bambini delle scuole, i cristiani della Messa domenicale. Le passeggiate erano piene di "jambo! Jambo! - Salve!" (in lingua swahili); la festa del Natale era il "Kibiele", la festa della nascita di Gesù, e si danzava e cantava. Alla luce della luna piena, l'amicizia si rafforzava e la vita si giocava sull'essenzialità.
Torno a giocare in trasferta
Poi il pellegrino torna a casa, dopo aver toccato con mano il regno di Dio, e le storie da raccontare sono tante. Lo Spirito di Dio apre nuovi orizzonti, proprio a casa sua: da Ancona a Reggio Calabria, da Brescia a Forlì. A volte da solo, a volte in carovana, il pellegrinaggio continua e i luoghi della misericordia di Dio sono tanti. Così sono passati 13 anni "a giocare in casa".
Ora è tempo di trasferta: torno in Congo, a Bukavu, la capitale del sud Kivu. Sto inseguendo il filone d'oro della mia vita, là dove la vita è fatta di relazioni, la festa è stare assieme nel nome di Gesù e accogliersi scalda ancora il cuore. Il tamburo rallenti un po' il suo ritmo per permettere all'ospite di entrare nuovamente nel cerchio e continuare a danzare.
Accompagnatemi con la vostra preghiera, affinché riesca ancora a vedere lo Spirito di Dio all'opera sulle nuove strade che percorrerò. Ve ne sono già grato.