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P. Murazzo: La missione si è trasformata

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Da paesino di campagna a città

Il racconto, semplice ed affascinante, di come un missionario si mette a disposizione della gente per incoraggiarla a diventare artefice del proprio futuro, umano e cristiano. Padre Giovanni Murazzo è un saveriano originario di Campobasso.

Quindici anni fa era un agglomerato di casupole e casette, accostate l'una accanto all' altra. Una piccola macchia informe nella grande pianura di terra rossa. Duemila abitanti in tutto, tra uomini, donne, giovani e bambini. Senza i servizi di prima necessità, come li chiamiamo noi.

La città chiamata Hortolandia

Hanno cominciato a chiamarla Hortolandia. Forse perché quella terra fertile ospitava ancora alcuni degli orti che avevano fatto la prima fortuna degli emigrati europei, arrivati in Brasile all'inizio del 1900.

San Paulo, la metropoli, distava solamente cento chilometri. Verdura e legumi potevano giungervi freschi , trasportati sui caratteristici carri brasiliani.

Oggi Hortolandia cresce come un fungo. Enorme. Improvvisamente, cinquecento, mille famiglie arrivano, come attirate da un miraggio. Occupano la terra. Si accampano in capanne di frasche, per dare riparo a mogli e figli. Gruppi al bivacco, di gente appena arrivata.

Oggi Hortolandia è un immenso cantiere di cemento che si allarga a macchia d'olio. Stabilimenti e officine spuntano qua e là sul territorio. Dopo un anno di lavoro, se sono fortunate, le famiglie riescono a metter su casette in blocchi di cemento.

Dopo due anni, chi è riuscito a mettere da parte qualche soldo, vive in casette intonacate. Casette dai colori vivaci, con porte, finestre e recinzione, contraddistinguono le famiglie ormai definitivamente installate. Si stima che gli abitanti ammontino approssimativamente a duecentomila.

Cambia la figura del missionario

Ero appena arrivato. Il missionario di turno stava uscendo in tutta fretta. Il tempo di servirmi un piatto di arachidi arrostite e un caffè. Ed è partito, nel vento, per incontrare un gruppo di novantasei famiglie che, durante la notte, aveva occupato un  triangolo di terra: "Arrivano dall' interno del paese . Chiedono latte per i bambini e generi di prima necessità".

Quando quel confratello rientra, mi spiega con voce pensierosa: "Di notte, gruppi di famiglie occupano letteralmente un pezzo di terra. Arrivano dall' interno del paese. Bisogna subito individuare il capo del gruppo. A lui affidiamo la cura della comunità cristiana .. . E' sufficiente un ritardo di tre giorni e non si troverà più un fazzoletto di terra su cui costruire una chiesetta per la preghiera".

Attonito e stordito per la rapidità con cui le cose si muovono attorno a me, mi chiedo: "Ma che cosa significa essere  missionario in questa terra?".

"Il mondo si salva dal di dentro"

Padre Giovanni Murazzo mi dà una risposta estremamente concreta. Lui ha scelto di partecipare a tutte le riunioni dei cristiani. Questo significa stare in casa il tempo per consumare i pasti, per pregare e dormire. Il resto del tempo è sempre fuori. La gente richiede la sua presenza per un anniversario di nascita, di matrimonio , di battesimo. Lui arriva puntuale e loro si sentono onorati della sua presenza.

Una donna aveva tentato il suicidio. Lui si è precipitato ed è stato con lei e la sua famiglia per tre ore. Scopre che un laico era già arrivato prima di lui, per offrire il suo sostegno, in un momento così drammatico. Dopo un po', la donna gli sussurra: "Ho capito che Dio mi protegge ... E allora posso ricominciare" .

"Vedi - continua padre Giovanni con il tono di voce dei brasiliani - qualche anno fa, mi sono impegnato a mettere in pratica un consiglio di papa Paolo VI, che diceva: il mondo non si salva dal di fuori, ma dal di dentro.

Nelle giovani comunità, noi dobbiamo essere discreti. Come il sale. Basta qualche grano di sale e tutto il nutrimento prende sapore. Guai se la comunità cristiana fosse obbligata a mangiare un'intera scodella di sale!".

Comunità di laici impegnati

Sono stato a visitare una decina di comunità dove i laici, in pratica, fanno tutto. Tutto, eccetto che celebrare Messa e sentire le confessioni. Ci sono andato un sabato pieno di sole.

Finalmente una croce per le nostre processioni

I cristiani dedicano il sabato alla vita della comunità. Ognuno sa quello che deve fare per preparare la festa. E tutti vi  partecipano, chi con una cosa chi con l'altra. Nella chiesetta dedicata alla Madonna di Fatima, sulla parete, qualcuno espone le foto dei membri della comunità che la settimana prossima celebreranno il compleanno. Così tutti possono pregare per loro.

Nella chiesetta dedicata a san Francesco Saverio, mi mostrano una croce appena ricevuta da una parrocchia italiana, dove le processioni non si fanno più. Alcuni giovani mi avvicinano sorridenti: "Padre, finalmente si è realizzato il nostro sogno: avere una croce per le nostre processione .

In un'altra chiesetta, situata in un avvallamento desertico, alcuni uomini e donne stanno preparando borse di nailon colorate, davanti all'altare. Domani, domenica, i cristiani depositeranno in quelle borse un po' di cibo per le famiglie più bisognose.

Lo stile della disponibilità

Ogni comunità ha le sue feste. Padre Giovanni è sempre invitato: tutte vogliono il prete. E lui accetta volentieri. Ci va per esercitare il ministero della consolazione. I laici vogliono contribuire all'opera di evangelizzazione. Lui va e partecipa a tutte le loro riunioni per orientarli all'azione. Oltretutto, trova anche il tempo e il modo di seguire due gruppi missionari, dentro i quali stanno maturando nuove vocazioni.

Faccio notare a padre Giovanni che tutti si sentono onorati di conoscerlo e di nominarlo. Lui, modestamente risponde: "Sono sensibili ad ogni attenzione che si riserva loro" . I confratelli saveriani, nel tentativo di trattenerlo in casa, hanno comprato un nuovo televisore.

Ma, come abbiamo già detto, lui si ferma in casa il tempo necessario per consumare i pasti, per pregare e per dormire. Beati i missionari discreti. Beati i missionari che sanno aprire sentieri di disponibilità e di consolazione. Come padre Giovanni, appunto.



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