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Nong, motivato e diligente

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L’appetito vien mangiando. E, dopo la testimonianza di Nong pubblicata sul numero di maggio, abbiamo pensato di intervistarlo direttamente, per conoscerlo meglio, per capire la missione che è venuta a noi dalle Filippine, attraversando oceani e montagne.

Nong, ci descrivi la tua famiglia di origine?
La mia famiglia proviene dalla provincia di Batangas nella municipalità di Lian. Siamo quattro fratelli, una femmina e tre maschi; io sono il terzo. Una semplice famiglia con genitori che hanno lavorato sodo per poter ottimizzare la nostra vita. Mia madre aveva un piccolo negozio e mio padre era un contadino.

Cosa ti ha spinto a partire per l’Italia?
Il desiderio di migliorare nella vita e raggiungere il mio sogno di possedere beni miei e di risparmiare per il futuro.

Qual era il sogno che coltivavi nel tuo cuore?
Creare una famiglia felice, devota a Dio, far finire gli studi ai miei figli e vedere che sono già sistemati e pronti a vivere la propria vita.

Una volta arrivato nel nostro Paese, qual è stata la difficoltà più grande che hai incontrato?
Uno dei miei problemi è stato imparare la lingua italiana, non capivo proprio niente. In più, in quel periodo, pochi italiani conoscevano l’inglese. Un’altra difficoltà era il tipo di lavoro che mi diedero, come assistente delle pulizie in una casa. Dopo tutti gli anni passati in collegio (studi universitari) nelle Filippine, non mi sarei mai aspettato di diventare un assistente delle pulizie. Un altro problema è stato abituarsi alle temperature fredde durante il periodo invernale.

Ci sono stati momenti in cui avresti voluto ritornare nelle Filippine? Cosa ti ha fatto rimanere?
Sì l’ho pensato, soprattutto quando ho perso il lavoro in Italia. Ma, poi, ho riflettuto e mi sono reso conto che qui ci sono molte più opportunità per poter vivere al meglio se avessi continuato a lavorare duramente.

Come ti guardavano o ti guardano gli italiani? Che cosa provi?
Basandomi sulle mie esperienze, ho notato che ci sono due tipi di capi. Il primo ha sminuito la persona che ero, perché non sapevo che cosa dovevo fare, essendo un nuovo lavoro. L’altro tipo, invece, si è fidato di me e delle mie capacità e s’impegnava a insegnarmi tutto quello che dovevo fare. Da 24 anni, lavoro con quest'ultimo e continuo a lavorare per lui.

Tua moglie è filippina e avete due figli. Avete mai pensato di rientrare nel vostro Paese, perché in Italia è difficile per diversi motivi?
Sì, vivo in Italia con mia moglie e i miei due figli. Grazie a Dio, sono convinto che sia un bene, per me e la mia famiglia, continuare a stare qui. Certo, ho pensato di lasciare tutto per tornare a vivere con loro nelle Filippine. Ma sarebbe un grande cambiamento e, secondo me, è meglio se rimaniamo a vivere qui finché i nostri figli finiscono gli studi.

I vostri figli come vivono da adolescenti la scelta di vivere in Italia?
Sono nati e cresciuti in Italia. Io e la mia famiglia siamo felici di aver scelto di vivere qui, prima di tutto perché è più comodo vivere in Italia rispetto alle Filippine, basta essere motivati e diligenti nel lavoro per poter essere felici. È davvero diversa la cultura con la quale i nostri figli sono cresciuti, ma comunque continuiamo a trasmettere loro la nostra cultura, quella filippina. Ad esempio, insegniamo la lingua, il Tagalog, le tradizioni e le festività.

Come descriveresti l’Italia con una parola?
È difficile perché è quasi impossibile riassumere tutto ciò in un termine. Ma potrei descriverla come il paese che ha realizzato i miei sogni.

Cosa vorresti dire agli italiani, con riferimento agli stranieri che cercano qui un futuro migliore?
Un messaggio che voglio dire agli italiani è di permettere a noi stranieri di poter venire e vivere con dignità in Italia, se lo vogliamo veramente. Rispettiamo e seguiamo le regole che questo paese ha. Desideriamo solamente una vita migliore, per offrire ai nostri figli un futuro più roseo e anche per poter aiutare chi è rimasto in patria, nel nostro caso le Filippine.



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