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Non piacerà a tutti, Leggendo la nuova enciclica sociale

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Annunciata da tempo, "Caritas in veritate" era attesa. Attuale oggi come risposta alla situazione di crisi che tocca direttamente molta gente anche qui da noi. Di solito noi parliamo dei paesi più poveri come di realtà lontane da noi, ma questa volta la crisi batte alle porte delle nostre case e sono molti quelli che ne devono portare le conseguenze.

Una questione mondiale

Il discorso sullo sviluppo quindi non riguarda solo certi paesi, ma tocca anche noi. La parola di Benedetto XVI interpella tutti, ricchi e poveri, europei e africani, americani e asiatici e australiani, davvero tutti. Mai come oggi è vero che "la questione sociale è diventata una questione mondiale" (14), che riguarda tutti. Perciò la chiesa continua a insegnare la sua dottrina sociale adattandola alle attese del momento.

Certamente questa lettera non piacerà a tutti. Chi non vuole cambiare la propria maniera di vivere, chi crede che denaro e guadagno siano tutto, chi non rispetta la vita, chi pensa che la chiesa dovrebbe parlare solo di "religione"... non sarà entusiasta di questa "lettera". Ma coloro che si impegnano per una nuova società fondata sulla "carità nella verità" vi riconoscerà un aiuto provvidenziale per cambiare il proprio stile di vita e la scala dei suoi valori.

Tutto l'uomo, tutti gli uomini

"Caritas in veritate" ci ricorda che né il mercato né lo stato né gli interessi di qualcuno possono ignorare e violare i diritti dell'uomo. La centralità della persona umana imprime una nuova visione a tutto il problema del progresso umano e sociale. Il Papa non si nasconde la situazione attuale del mondo, dove le persone, molte persone, soffrono per uno sviluppo e per un'economia che sono pensate non per promuovere l'uomo, ma solo per produrre di più, guadagnare di più, mostrare la propria superiorità anche a prezzo di calpestare gli altri.

E ci mostra che, anche per coloro che sono usciti dal sottosviluppo, la "carità nella verità" - cioè Gesù e il suo vangelo - è la strada per non finire nella disumanità. Tutto deve essere rimesso al servizio dell'uomo, di tutto l'uomo, perché lo sviluppo è autentico quando è integrale e raggiunge l'uomo in tutte le sue dimensioni, materiali e spirituali, personali e comunitarie; e di tutti gli uomini, non solo di quelli che ne sono protagonisti.

I colpi alla porta...

Un'altra idea che il Papa sviluppa e che attraversa tutta la "lettera" è che il mondo deve sentirsi, come del resto Dio lo vuole, una grande famiglia di fratelli. La globalizzazione può aiutare a sentirsi fratelli, legati nello stesso destino, corresponsabili di tutti. Purtroppo "mentre i poveri del mondo bussano ancora alle porte dell'opulenza, il mondo ricco rischia di non sentire più quei colpi alla sua porta, per una coscienza ormai incapace di riconoscere l'umano" (75).

Il Papa ci ricorda che l'attività economica non è in grado di risolvere tutti i problemi sociali applicando solo la logica del mercato. Essa deve essere guidata dalla ricerca del bene comune, abbandonando la logica dell'egoismo personale o collettivo, per essere "strutturata eticamente". Deve cioè seguire le norme morali ispirate dalla carità e dalla verità, e lasciarsi guidare dal "principio della gratuità e dalla logica del dono" (36). Questo aspetto può cambiare il rigido sistema del mercato e umanizzare lo sviluppo, l'economia, la finanza, eliminando quei comportamenti che hanno portato alle crisi attuali.

Insieme ai poveri della terra

Un'altra idea che attraversa tutta l'enciclica è l'attenzione ai più poveri. Il Papa, sia che parli dello sviluppo o del commercio o della necessaria apertura dei mercati, sia che tratti della globalizzazione o della formazione allo sviluppo, richiama sempre "lo scandalo di disuguaglianze clamorose" (22). Se si vuole costruire un mondo nuovo nella giustizia, nella pace e nella salvaguardia del creato, bisognerà ripartire sempre dagli ultimi, dai più poveri, tenendo presente la loro condizione e operando per la loro promozione.

Solo in questo modo lo sviluppo del mondo sarà vero e l'umanità potrà camminare insieme. Altrimenti i poveri non solo saranno trascurati (e già sarebbe un peccato che grida vendetta al Cielo), ma finiranno per diventare un peso che rallenta il possibile sviluppo di tutta la famiglia umana.

Il Papa ha scritto questa lettera a tutti noi. Non sarà il caso che rispondiamo?



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