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La parrocchia che verrà

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Da vari mesi ci stiamo domandando, in questa pagina, come annunciare il Vangelo oggi. La risposta che presentiamo insiste sempre su un’indicazione: porre nella nostra vita dei “segni del Regno” e far notare alle persone attorno a noi i “segni dell’azione dello Spirito del Signore Risorto”, che è presente e operante in loro e nelle persone di tutto il mondo, credenti o no.

Abbiamo riportato citazioni dei vari Papi, che insistono su questa prospettiva. Oggi vorremmo richiamare un’altra testimonianza, quella degli esperti di Teologia Pastorale, seriamente preoccupati nel notare che le pratiche tradizionali della Chiesa non rispondono più alla situazione che stiamo vivendo. In particolare, riporteremo alcune espressioni di Giacomo Ruggeri, docente di Teologia Pastorale della diocesi di Pordenone, tratte dal suo libro “Le 99 fuori: prepararmi oggi alla Chiesa di domani”. Ci sembrano in piena sintonia con quanto abbiamo esposto in questa pagina nei mesi passati.

“Dobbiamo ripartire con il riconoscere Dio in tutte le cose, in tutte le persone, in tutte le notizie della TV. Cercare e trovare Dio dovunque… Dobbiamo ridare vita e luce al divino presente in ogni persona: il vissuto di ciascuno è il terreno della maturazione. Oggi, il mondo sacrale non c’è più. Viviamo in mezzo a ‘vite desacralizzate’, dove il concetto di Dio e di sacro è recluso nella casella del privato. Non è sinonimo di ‘vite ateizzate’, tutt’altro. Un tempo si accostava il termine ‘credente’ a quello di ‘praticante’, però la gente semplice vedeva Dio dovunque, in una sorte di riconoscimento naturale dell’esistenza divina. Non si può vedere Dio solo nella parrocchia”.

Dire Dio a una società senza più Dio comporta partire dall’abc. Non si potrà dire Dio additando la parrocchia, la chiesa, il cimitero. Si dovrà partire dalla tavola di casa, dal pane che si mangia, dallo stipendio che papà e mamma portano a casa, dall’incidente dell’amico di scuola, dal tumore della zia, dal servizio del telegiornale, da quello che il maestro ha detto oggi a scuola, dalla rabbia del vicino che ha ammazzato… Da qui si dovrà ripartire, per riconoscere Dio in tutte le cose. Cercare e trovare Dio dovunque…”.

“Si dovrà partire dal vissuto di ogni persona, per aiutarla a vedere in ciò che vive il passaggio di Dio. Passo dopo passo... Come faceva Gesù negli incontri per le strade della Galilea. Prima la persona e la storia della persona. È la spiritualità dell’Antico Testamento, ben visibile nei Salmi: vedevano la presenza di Dio nella vita. È accorgersi che Dio agisce nel quotidiano. Riconoscere Dio dove lui si fa trovare, non dove vorrei…”.

“Dobbiamo imparare anche dal contesto attuale di vite desacralizzate, dove Dio certamente è presente e in relazione con la persona. Il punto nodale è che questa relazione non passa più solo per la parrocchia, per i sacramenti, la liturgia della comunità. L’unica occasione in cui la gente oggi va in chiesa è quella delle esequie. Dobbiamo partire dalle persone dove esse sono e come sono. Dio è già presente nelle persone, nelle realtà del territorio, in modo inedito e inaudito. Cercare e trovare Dio in tutte le cose, persone, ambienti, è la sfida per la Pastorale della parrocchia che verrà. Dio non lo porta il parroco di turno. E non è solo nel tabernacolo custodito in chiesa…”.

Davvero Gesù non ci ha lasciato soli. Non ci ha lasciato un vuoto che dobbiamo riempire noi. Ci ha lasciato il suo Spirito, che è al lavoro in tutti.



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