Skip to main content

La missione chiama: Anche loro sono “i nostri morti”

Condividi su

Oggi sarai con me in paradiso: è la risposta che Gesù dà al ladrone pentito. Diventa un annuncio di speranza per tanti “piccoli” della terra, che sembrano perdersi nel nulla.

Durante la prima guerra mondiale, Theilard de Chardin ha scritto parole ancora attuali. “Vi fu mai, o Signore, un’umanità più simile nel suo sangue a una vittima immolata, più vicina nella sua angoscia alla suprema comunione?… Voi sacerdoti avete una funzione universale da svolgere: l’offerta a Dio del mondo intero”.

La linea del fronte oggi è molto più vasta. Penso alle nostre missioni nei vari continenti, alle folle d’Asia, d’Africa e dell’America Latina, ai morti delle guerre, alle vittime della fame, ai profughi morti in mare...

Sono i “nostri morti”. Come Lazzaro, essi sono criteri di giudizio sulla storia degli uomini e dei potenti; ma anche segni di gioia per l’incontro che il Signore ha fissato con i suoi figli, i più deboli in particolare. “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi” (Lc. 14,21). È l’invito alla festa, anticipata fin da ora, dall’amore che diventa accoglienza, servizio, mensa, gioia, pane spezzato e vino versato, segno del mondo nuovo instaurato da Gesù, riflesso della sua resurrezione.

L’annuncio che portiamo della morte e resurrezione di Gesù è luce sulla croce, presente nelle membra sofferenti di tanti fratelli e sorelle.

La missione continua a essere l’annuncio di un Padre che non abbandona i figli al loro destino. È vera speranza e, come il seme, ha bisogno di tempo per poter maturare. In Cristo, la morte viene riscattata e trasformata, fino a manifestare il volto di una “sorella” che ci conduce tra le braccia del Padre.

Anche questa è una grazia della missione: portare, nel buio del cuore umano, la certezza della luce e della gioia futura. Ricordo l’arrivo in Congo dei profughi rwandesi. Rileggo alcune righe del diario di quei giorni. “I rifugiati, deboli e stanchi, vanno ad attingere l’acqua al lago: è inquinata; l’epidemia di colera si diffonde in pochi giorni. Sembra di vivere una guerra silenziosa; i campi profughi sono chiamati campi della morte. La sera preghiamo. Ci aiutiamo a vivere nella fede quanto sta succedendo, un’ora dopo l’altra. Ritornano le immagini di quei corpi disidratati: donne, uomini, giovani e bambini, persone come noi…

Perché Signore? È scandalo e rabbia. È il volto della morte, legato al peccato della guerra. Rileggo le parole di Gesù: Sarai con me in paradiso. So che Dio è fedele alla sua promessa. Quei poveri corpi, avvolti nelle stuoie, non sono le ultime parole della vita. Soltanto nella luce di Dio, colgo qualcosa del dramma. Sembra frantumarsi qualcosa della sua opera. Ricordo quanto ha detto Gesù: Vado a preparare un posto per voi. Tutto ricomincia, con la fine di questo giorno terreno che apre al futuro, posto nelle mani di Dio”.

Paradiso: una “promessa” da accogliere con gioia. Per tanti, il futuro è oscurità; il paradiso è una favola. È comprensibile: con la sola intelligenza umana non è possibile dire una parola su ciò che sarà. Ma per Dio è possibile “aprire” la sua luce e la sua promessa. La promessa darà i suoi frutti, ora nascosti nei germi del seme. Ma la promessa di Dio è dono, è caparra da accogliere; è luce nel viaggio della vita che diventa santo e illuminato, anche nel buio della radice piantata in terra. La promessa porta la vita.

Come dirlo? Come gridarlo?

Mi sembra una menzogna il silenzio ostinato sulla morte. Eppure il viaggio, senza meta, perde il suo senso. Solo la forza misericordiosa di Dio potrà colmare i vuoti delle nostre oscurità. Dio è Amore, e il dono più grande che può fare all’uomo è il paradiso. La morte è la porta del dono grande che Dio ha preparato per noi. Il paradiso è per noi dono gratuito, nuova creazione sul germe del giorno cominciato sulla terra.



Scarica questa edizione in formato PDF

Dimensione 4134.12 KB

Gentile lettore,
Continueremo a fare tutto per portarvi sempre notizie d'attualità, testimonianze e riflessioni dalle nostre missioni.
Grazie per sostenere il nostro Giornale.


Altri articoli

Edizione di Gennaio 2011

Missionari e testimoni di Dio, Fraternità sacerdotale a Brescia

Con un giorno d'anticipo rispetto al calendario, si è celebrato anche quest'anno a San Cristo il tradizionale incontro di fraternità missionaria co...
Edizione di Novembre 2007

Mozambico: Chiese di villaggio

Nelle missioni del Mozambico in cui lavoriamo noi saveriani sono sorte molte comunità nuove. Attualmente ne abbiamo più di duecento. In questi ulti...
Edizione di Maggio 2015

“Senza voltarsi indietro…”

Di Giovanni Battistini (8 dicembre 1911 - 11 marzo 2015) si deve ricordare che nella sua lunga vita ha messo mano all’aratro, curando la famiglia e...
Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito