Skip to main content
Condividi su

Quando vado a Gerusalemme e visito Yad Vashem, il museo dell'olocausto, rimango sempre impressionato dal giardino dei "giusti fra le nazioni", nel quale a ogni albero corrisponde il nome di chi ha rischiato la vita per salvare gli ebrei dalla deportazione e dalla morte. E mi consola vedere che ci sono anche i nomi di vari cristiani e perfino qualcuno che ho avuto l'onore di conoscere personalmente. Li chiamano "giusti", ed è... giusto!

Tanti "giusti", tanti "martiri"

Non sono però gli unici "giusti". Ce ne sono tanti anche altrove. Noi li chiamiamo "martiri". Non solo chi ha salvato un ebreo, ma anche coloro che, per la giustizia e in difesa dei poveri, hanno perso tutto e perfino la vita, fino... a quelle persone oneste che, trovata una grossa somma di denaro smarrito, l'hanno consegnata alla polizia senza pretendere nulla in cambio.

In questo mese in cui si celebra la memoria dei "martiri" o dei "giusti" del nostro tempo, è... giusto che ci ricordiamo di chi ha messo a repentaglio o ha addirittura perso la propria vita per la propria fede religiosa e per le proprie convinzioni, per una questione di lealtà verso se stessi, senza calcolare i rischi e i pericoli in cui incorreva.

Gli onesti, gli oppositori alle varie dittature, i costruttori di pace, i riformatori sociali, i testimoni del vangelo, in una parola, i giusti di una giustizia più grande di quella degli scribi..., non devono passare di moda. Il nostro tempo ne ha grande bisogno.

Le ragioni del cuore

Le persone "giuste" testimoniano più di qualunque altra, con la bellezza disarmante di un'umanità semplice ed essenziale, la dignità dell'essere umano, capace di andare al di là della propria debolezza, per una coerenza che si arrende alla coscienza e che corrisponde alle ragioni del cuore, più che alle ragioni della testa.

Sono persone disarmanti: interrogate perché l'hanno fatto, offrono motivazioni tanto semplici quanto straordinarie: "Ho fatto solo il mio dovere di cristiano"; "Chi non lo avrebbe fatto?"; "Non ritengo d'aver fatto nulla di straordinario"... Persone convinte di aver messo in pratica solo la misura alta dell'amore: "Non c'è amore più grande che dare la vita per coloro che si amano". Ma esse dicono che la persona umana porta in sé una misura d'infinito: è aperta al mistero di Dio.

Una coscienza coerente

Secondo Hannah Arendt (una dei più influenti filosofi politici del XX secolo, di origine ebraico-tedesca, 1906-1975), il pensiero è come un dialogo interiore dell'io con la propria coscienza, in cui risuona l'eco della Parola eterna. Lo dice anche un grande teologo che l'uomo, ogni uomo, è "uditore della Parola", di quella Parola eterna che risuona nella coscienza di ognuno e gli rivela le questioni fondamentali, come: la ricerca della felicità, il desiderio del bene, l'amore per la vita e per i viventi, la bellezza della giustizia, della libertà, dell'armonia... Valori che lo rendono capace di "trascendere la propria materialità e ricercare la verità", afferma Benedetto XVI. Questo spiega perché i dittatori sono visceralmente contrari alla libertà religiosa e cercano di spegnere le voci profetiche della verità.

Ha fatto grande impressione la morte di Salman Taseer, governatore del Punjab (Pakistan), ucciso il 4 gennaio per aver chiesto l'abrogazione della legge contro la blasfemia. Anch'egli è un uomo "giusto". Non solo perché ha difeso il diritto alla libertà religiosa per Asia Bibi e per la minoranza cristiana (e quindi per tutti), ma perché, da uomo autenticamente religioso, ha ascoltato le ragioni del cuore e si è opposto alla società totalitaria del suo Paese.

Ne siamo promotori

Chi ascolta la propria coscienza trova la vera libertà, tutta la libertà, anche quella religiosa. Per questo non si capisce perché certi politici, che dicono di cercare e favorire la convivenza dei popoli, sorvolino sull'appartenenza religiosa. Senza accorgersene (ma sarà poi vero?), essi dimenticano "il ruolo centrale del rispetto della libertà religiosa nella difesa e promozione dell'alta dignità dell'uomo", che il Papa ha rivendicato nel suo discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede (10 gennaio 2011).

I veri "giusti" sono proprio quelli che difendono la libertà di coscienza, terreno comune aperto all'Assoluto, dove tutti possono ritrovarsi in libertà.

Di questa libertà di coscienza noi missionari siamo i promotori e i difensori.



Scarica questa edizione in formato PDF

Dimensione 2333.82 KB

Gentile lettore,
Continueremo a fare tutto per portarvi sempre notizie d'attualità, testimonianze e riflessioni dalle nostre missioni.
Grazie per sostenere il nostro Giornale.


Altri articoli

Edizione di Luglio/agosto 2009

25-28 agosto: ritiro spirituale in Sardegna

La convivenza estiva delle delegate è un'occasione di incontro e di formazione missionaria. Possono parteciparvi anche gli abbonati e amici delle m...
Edizione di Dicembre 2006

Il mio impegno su tre fronti

In Camerun, tra fagioli, manioca e spaghetti Padre Renzo, saveriano trentino di di Mezzomonte, ha insegnato teologia a Parma per molti anni. Dal C...
Edizione di Marzo 2020

Una scelta di vita per il futuro

Come scegliere l’università? Tanti ragazzi e ragazze si trovano a dover affrontare questa domanda. L’11 e il 12 gennaio un gruppetto di studenti di...
Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito