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Per chi non lo conosce ancora, vi diciamo che l’oste di Cana era quello che aveva fornito il vino al famoso pranzo di nozze, a cui partecipò Gesù, Maria e i suoi discepoli. Era molto conosciuto in zona. Era l’unico che aveva tante qualità di vino e tutti andavano da lui per acquistarlo. Ma era anche un po’ furbo. Lui capiva subito chi poteva imbrogliare e chi invece era più sveglio di lui. Di solito ai pellegrini dava del vino (forse di uva) per dissetarli nel loro viaggio verso Gerusalemme. Anche ai soldati, tanto quelli avevano solo sete.
Ma quando passavano i grandi commercianti, i capi religiosi o le autorità di Roma, tirava fuori dalla sua cantina delle anfore di vino di Cipro, il migliore. Tutto faceva pubblicità e lui ne aveva bisogno (così pagava meno le tasse, avendosi fatto degli amici importanti). Un giorno, Abramo, uno dei responsabili della comunità di Cana, gli disse che aveva bisogno del suo vino per il pranzo di sua figlia. Lo voleva buono, ma non quello che dava ai pellegrini. E aggiunse che sarebbero venuti anche il maestro Gesù, sua madre e i suoi discepoli. “Non fammi fare brutta figura” concluse, allungandogli un sacchetto con alcune monete. “Non ti preoccupare - disse l’oste - ti servirò bene”, mentre contava le monete. Ma si sa, una cosa è il dire e un’altra il fare.
L’oste gli mandò del vino scarso, tanto nessuno se ne sarebbe accorto. Ma poi venne a sapere dai suoi servi che il Maestro Gesù, quando il vino stava per finire, cambiò l’acqua e la trasformò nel miglior vino del mondo. Nessuno se ne era accorto, o forse no. L’oste cominciò ad avere paura, ma Abramo gli mandò un’anfora di quel vino, facendogli capire di non imbrogliare più, che lui se ne era accorto. L’oste capì la lezione e da quel momento a chiunque passava dava sempre il vino migliore. E sulla sua locanda scrisse: “Qui si beve il vino benedetto dal Maestro Gesù. Provare per credere!”.



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