L'importante è crederci
Caro direttore, ti leggo spesso sulle pagine di “Missionari Saveriani”, apprezzando molto le tue parole. Ti chiederai chi sono... All’epoca della campagna contro le mine, nel lontano 2004, ti avevamo invitato ad Ancona per un intervento, e ci era molto piaciuto. Dopo tanti anni di impegno, ho dovuto mollare il mio volontariato laico e religioso per problemi di lavoro...
Nel frattempo, sono riuscito a sposarmi e ho due bei figli: Michele e Martino. Dio ha molto da fare in questo periodo, ma spero che strizzi il suo amorevole occhio anche con me. Mi mancano, a volte, quei tempi e quell'impegno. Mi dicevi allora: “l'importante è crederci...”. Ci sto provando.
Ti penso ogni volta che leggo i tuoi scritti, che mi fanno riflettere, oggi come allora, e continuerò a seguirti. Se passi per Ancona contattami: potremo organizzare una cenetta, se ti va.
Pierfrancesco, Ancona - via e-mail.
Caro direttore,
ricordo con nostalgia i tempi di gioventù, con i saveriani che mi istruivano con l’esempio e mi presentavano modi corretti di fare missione: padre Gianni, che mi aggiornava sulle questioni africane, p. Marcello che sprizzava attivismo (e ottimismo!) per il buon esito della campagna anti mine, e molti altri che ho conosciuto in Africa. Tutto ciò appartiene al passato: Gianni è stato esiliato in Sardegna; e Marcello il “caterpillar” dei tempi passati, è ripiegato (letteralmente) a coltivarsi l’orticello… Ho l’impressione che la famiglia saveriana si sia “involuta” e trasformata in un’istituzione auto-referenziale, simile a… (tralascio la similitudine!). Nella speranza di scoprire una “resurrezione saveriana”, vi abbraccio con affetto,
Alberto, Varzo (VB), via e-mail.
Cari amici,
bei tempi davvero! Anche perché eravamo “giovani e forti”… Anch’io ricordo volentieri tutti quegli incontri e impegni ad Ancona, a Brescia e nel resto d’Italia. Insieme abbiamo portato avanti una campagna importante, fino a vincere almeno una battaglia, se non la guerra. Ci abbiamo creduto e ci siamo riusciti, tutti insieme.
Non merito ammirazione né l’aspetto; accetto volentieri critiche e rimproveri; ho difficoltà, invece, ad accettare che i miei limiti personali - e chi non ne ha? - vengano proiettati come ombre cinesi sull’intera famiglia missionaria a cui appartengo. In questo senso, il rimprovero dell’amico piemontese sulla “mia” famiglia saveriana, mi pesa come un “bulldozer spiana-tutto”.
Caro Alberto, posso rassicurarti che, grazie a Dio, sono ancora ottimista e attivo (anche se non sono mai stato un attivista!). Né ho rimpianti per i “bei tempi passati”. Ho partecipato “anima e cuore” alla campagna anti mine, come missionario e membro dell’umanità, e anche per dare “una sveglia” alla chiesa e alla società civile.
È tempo che voi laici svolgiate il vostro ruolo in modo forte e costante.
Certo, per coltivare l’orticello mi piego, perché “la terra è bassa”, ma non sono ripiegato su me stesso. Modestamente, resto ottimista e attivo, perché “ci credo e ci sto provando”, e ce la metto tutta, con la grazia di Dio. E speriamo di essere in tanti, e sempre di più. Ciao a tutti!
p. Marcello, sx.