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A volte ricordare è un peccato mortale. Con tanti nastri Tv (interviste e discorsi), i politici nuova maniera sono in difficoltà: come smentire la loro voce di ieri che giura il contrario?

La memoria conserva i valori che segnano la personalità. Esempio buono: cento anni fa nasceva nella Bassa modenese Zeno Santini. Prima avvocato e poi prete. Non un protagonista da copertina; una specie di operaio impegnato a rasserenare le infanzie tradite.

Nella sua Nomadelfia si riconoscono sogni di altre tonache: Primo Mazzolari, Lorenzo Milani e un poeta che non ha mai diviso lo sdegno per l’ingiustizia da una passione sgradita alla burocrazia della Chiesa. I guai di Davide Turoldo si incrociano con l’avventura di don Zeno.

1945: nel campo di Fossili dove i fascisti impaccavano gli ebrei da spedire a Dachau, un parroco raccoglie mille bambini abbandonati. Fa discorsi da matto che indispettiscono Pio XII e Scelba. Parla di madri "per vocazione, di celibi per elezione, di famiglie dove non serve essere sposati per diventare padri e madri".

Una ragazza accetta la follia: si chiama Irene, scappa dalla terza liceo. Va nel vecchio lager a tirar su orfani di guerra. Servono aiuti. Arriva p.Turoldo per distribuire l’utopia nelle piazze. Chiede l’elemosina per mille pance da riempire. Non ce la fa e i proconsoli di Roma li spazzano via. Don Zeno rinuncia alla Messa; a Turoldo tolgono la predica che era come tagliargli una gamba. Ma Giovanni XXIII e Montini cardinale li richiamano con parole semplici: "Nessuna legge al mondo può impedire la carità".

Una certa Milano non è d’accordo con i centurioni vaticani: Maria Giovanna Pirelli regala ai profughi di Fossili una fattoria attorno a Grosseto. Nomadelfia è ancora lì.

A questa storia di un’altra Italia un ex ragazzo dedica un libro: "Qualcosa del padre", editore Mucchi. Virgilio Angelo Galli ha vissuto per anni senza uscire da una esperienza che resta una proposta. La fraternità dei nomadelfi non sapeva cos’era il denaro. E don Zeno li ha aiutati ad attraversare il mondo "fuori". Che Galli ha affrontato un po’ sbalordito, ma con la ricchezza della memoria raccolta in questo libro. A nome di tutti.



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