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Episodi preziosi di ordinaria bontà

Burundi. Qui, come altrove, in questi mesi l'attenzione è bloccata dalla nuova guerra all'Iraq. Ma non si deve dimenticare che la vita continua, il bene e il male coesistono gomito a gomito, mostrando che Dio scrive nella storia quotidiana della gente episodi di vita tanto semplici quanto preziosi. Ve ne racconto alcuni che mi sono successi proprio in questi giorni.

La gente prega

Nel primo pomeriggio di giovedì, sotto il sole cocente della stagione delle piogge, vado alla missione di Gatumba. Questa comunità si trova a 16 km da Bujumbura e a quattro dal confine con il Congo. Era rimasta abbandonata per tanti anni. Dal 1997 la seguiamo regolarmente noi saveriani da Bujumbura. Gatumba è terra di rifugiati, caratterizzata da piccoli agglomerati di case fatte alla meno peggio, che crescono e calano secondo i ritmi della politica e della paura della gente.

Mi attendono i cristiani, giovani e adulti, per l'adorazione eucaristica che fanno ogni giovedì. Ma è anche occasione per confessarsi e per partecipare alla Messa. Mentre si confessano, numerosi e devoti, scorrono davanti alla mia mente scene di ordinaria vita cristiana, su cui pesa lo spettro della guerra che da anni segna la loro vita.

Non riesco a rispondere

Sono già le cinque e mezzo della sera quando rientro a casa. Al cancello, trovo un giovane che mi aspetta. Non lo conosco, anche se lui, Giovanni Bosco, pretende d'avermi visto a Gitega in seminario maggiore. Io, francamente, non me ne ricordo. Ma questo è un modo consueto di presentarsi. Temendo che venga per scroccarmi dei soldi (la ragione più comune di tante visite) cerco di essere subito chiaro. Ma era proprio questa la ragione della sua venuta.

Di fatto una volta seduti, tira fuori un certificato medico, ancora ben tenuto, rilasciato alcuni giorni prima dal centro "La Nuova Speranza", gestito da un missionario tedesco. In poche parole, c'è il verdetto del laboratorio analisi: Giovanni Bosco è sieropositivo. Vi è anche scritto che ha diritto alle medicine gratis sia per l'AIDS che per la tubercolosi… Ha infatti una brutta tosse.

Incrociando i miei con i suoi occhi vedo che comincia a piangere. Una cosa molto rara negli uomini di qui. Mi chiede: "Che cosa devo fare? Devo prepararmi a morire: che cosa mi suggerisci?" Generalmente, io ho sempre una risposta pronta; ma questa volta non mi viene. E' così difficile. Cerco di invitarlo alla fiducia. Alla fine preghiamo e, congedandolo gli do, quasi con vergogna, un po' di soldi per comperarsi da mangiare o per prendere l'autobus.

La volontaria Angela

Ero veramente sconcertato. Ma non ho neppure il tempo di pensare, perché arriva a farmi visita Angela, una volontaria italiana che mi ha chiesto di darle una mano a risolvere un piccolo dramma. Vorrebbe aiutare una bambina che quattro anni fa lei aveva salvato dalla morte per denutrizione. Era vissuta con la famiglia nel mezzo della guerra; ma poi aveva perso la mamma, e suo padre non aveva tempo di starle dietro. Al centro nutrizionale, Angela l'aveva salvata e l'aveva affidata a un suo infermiere Remy, mio amico, che l'aveva tenuta come una figliola. Era rinata.

Lo scorso luglio Remy e la moglie sono morti in un incidente stradale. La piccola Anna, così si chiama la bambina, sta ora ricadendo nell'apatia. La sorella di Remy non la tratta bene come lui; la considera una piccola domestica. Così Anna non ha più voglia di studiare; è sempre più triste e non riesce a ritrovare il suo sorriso. Per questo Angela vuole che io vada a spiegare alla sorella di Remy le ragioni per cui la vuole far venire via da quella casa. C'è un'infermiera che, pur essendo di un'altra razza, è pronta a prendersi cura di lei. Ci andremo domani.

Dio suscita bontà

Storie ordinarie di vita. Ve le ho raccontate questa volta per dirvi che la guerra dell'Iraq non ci deve far dimenticare che la vita continua e ci offre questi scampoli di ordinaria bontà. In mezzo a tanto odio, fa bene veder sbocciare la vita e la speranza.

Serve a credere che il bene continua ad esistere, anche in mezzo all'odio.



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