Il vangelo sulle portacontainers
Per la seconda volta sono salito su una nave al Porto Commerciale di Marghera. È stata una piccola avventura, superata con fantasia e… coraggio. Fin dall’arrivo alla barriera del Porto, ho dovuto sfoderare (si fa per dire) il migliore dei sorrisi per poter entrare. C’era un intoppo burocratico che le guardie hanno risolto con molta comprensione. Sono stati tutti gentili nell’aiutarmi in questa prima visita… in solitaria.
Con l’auto, sono entrato alla ricerca della nave. Gira di qua, gira di là, in mezzo a Tir, containers… fino a trovare una portacontainer che ne aveva circa un centinaio. Salgo a bordo attraverso una scaletta che si muove in continuazione. Vengo accolto dal secondo ufficiale (ucraino) che mi accompagna nella saletta dove si ritrovano per mangiare e per condividere i tempi liberi. L’equipaggio (12 persone) è in maggioranza filippino. Saluto nel mio stentato inglese. Mi offrono del thè. E cominciamo, a parole e con i gesti, a comunicare. Mi presento (ma non sempre mi vengono le frasi) e anche loro fanno lo stesso. Si condivide un po’ della propria vita. Si rende concreta la parola accoglienza e conoscenza dell’altro, che Gesù ci ha insegnato.
Mi spiegano come funziona la nave. Mi sembra di aver capito che ci lavorano per 9-10 mesi all’anno (da Venezia a Trieste con puntate in Croazia). È un lavoro faticoso. Soprattutto, si sente la nostalgia del paese lontano. Alla fine, preghiamo insieme (da un libretto fatto apposta per i marittimi che non possono partecipare all’Eucarestia). Chiudiamo con la preghiera a Maria, Stella del mare. Nel frattempo arriva il capitano che era impegnato nei preparativi, perché poco dopo la nave sarebbe partita. Era contento della visita. Ridiscendo la scala e cerco di uscire dal porto, in mezzo ai container.
Insomma, è iniziata un’attività che richiede pazienza, comprensione (e studio dell’inglese). Mi ha fatto molta impressione il porto: la montagna di containers, gli operai che ci lavoravano e le navi in attesa di essere caricate o scaricate. Sembra quasi un deserto, dove si muovono poche persone. Eppure, circa l’80% delle merci arriva via mare. E lì c’è gente che lavora per noi. Dovremmo pensare un po’ di più a queste persone che contribuiscono alla nostra vita, anche se non le conosciamo fisicamente. È importante sapere un po’ di più quello che fanno e chiedere a Maria, la Stella del mare, che le protegga nel loro lavoro e che dia alle loro famiglie la pazienza nell’aspettare il ritorno.