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Il nostro ''anno della fede''

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Papa Benedetto ha inaugurato l'anno della fede nel contesto del sinodo dei vescovi sulla "nuova evangelizzazione" e in coincidenza con il 50.mo anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II. Quel giorno (11 ottobre 1962) Giovanni XXIII aveva detto ai padri conciliari che lo attorniavano numerosi come mai accaduto prima:

"È solo l'aurora, e già i primi raggi del sole nascente come soavemente carezzano l'animo nostro! L'aria è santa qui, percor­sa da brividi di letizia. Prende vita sotto i nostri sguardi la visio­ne dell'apostolo Giovanni (cf Ap 1,20): voi siete come stelle lumi­nose nella maestà di questo tempio e della vostra luce si ador­nano le chiese a voi affidate, che splendono come candelabri attorno al sepolcro del principe degli apostoli".

L'aurora e la luce La chiesa e il mondo

Sono passati cinquant'anni e l'«aurora» di cui parlava Giovanni XXIII si è forse un poco schiarita, ma la luce del concilio non è ancora arrivata a sprigionare tutto il suo splendore. Cinquant'anni sono tanti, ma in realtà sono anche molto pochi per tradurre nella realtà la formidabile intuizione di papa Giovanni.

Egli mirava a ridare splendore e attualità al mistero della chiesa, per aprirla al mondo e per il mondo, e farne una chiesa che non considera più il mondo come un estraneo da guardare da lontano o come un servitore da comandare e bacchettare, perché sia come essa lo vuole.

La chiesa è entrata in dialogo con questo mondo, che la chiesa vuole amare come Dio lo ama (cf Gv 3,16), anche se non è sempre aperto alla parola del vangelo, anche se spesso e volentieri rimane indifferente alle proposte della chiesa, o è addirittura ostile alla sua azione. Ma la chiesa non dimentica il desiderio del cuore del suo Signore, che ha voluto fare della chiesa il cuore del mondo, allo scopo di farlo diventare una sola famiglia di fratelli e sorelle, figli e figlie dell'unico Padre Celeste.

Un anno di conversione

Per questo la chiesa deve vivere questo «anno delle fede» come un anno di conversione all'identità delineata dal concilio: essere popolo di Dio, corpo di Cristo e tempio dello Spirito, sacramento universale di salvezza, spazio d'incontro con Dio per tutti gli uomini di buona volontà. Ma deve essere anche anno di conversione e di attenzione al mondo, affinché incontri il regno di Dio, luogo di convivialità per "tutti i figli di Dio dispersi" (Gv 11,52).

Per realizzare questo progetto di unità Gesù ha "consacrato se stesso" (Gv 17,19), ha dato cioè la sua vita sulla croce, affinché tutti si sentano cercati e amati dal Padre, perché lo possano incontrare e credere al suo amore. Far crescere la fede e offrirne a tutti la possibilità, ecco l'obiettivo di questo «anno della fede».

Nella lettera La porta della fede, con cui ha annunciato quest'anno speciale, il Papa ci ricorda che questa "porta" è sempre aperta: è stata aperta dal Figlio di Dio, ma tocca a noi tenerla aperta per tutti, perché tutti possano passarvi e trovare la salvezza.

Testimoniare la nostra fede

Compito di quest'anno sarà di far crescere la nostra fede attraverso una maggiore intimità con Gesù, una migliore celebrazione della liturgia; ma anche attraverso un rinnovato impegno per trasmettere la nostra fede a coloro che non hanno mai sentita la "Parola della verità" o a coloro che, pur avendola sentita, non ne sentono più il fascino.

Il mondo sembra far a meno di Dio, ma in realtà ne ha una grande nostalgia. Quando cerca pace, giustizia, verità, onestà, solidarietà, in realtà cerca inconsciamente Dio, che è la sorgente della vita e di tutti quei valori che la rendono buona e bella e che permettono di viverla in pienezza anche in questo tempo difficile che è il nostro.

A coloro che attendono una Parola che colmi i loro desideri, noi discepoli di Gesù dobbiamo la testimonianza di una vita che mostri che crediamo in Uno che è in grado di riempire il nostro cuore di speranza, di gioia e di pace. Condividiamo con loro le stesse speranze e le stesse paure, ma abbiamo incontrato Colui che "ha le parole della vita eterna" (Gv 6,68) e per questo crediamo in Lui, anche se non lo vediamo.

Rimaniamo quindi sulla "porta della fede" per invitare tutti a entrare con noi, ospiti e commensali, nella casa del Padre. Questa è la missione della chiesa, la "lieta notizia" che vogliamo far conoscere a tutti.



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