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Il gruppo ''Kirvé'' si racconta, ...dalla parte dei rom

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Nella lingua dei rom "kirvé" significa "compare". Abbiamo scelto proprio questo nome per la nostra piccola associazione, per suggellare un'amicizia. "Kirvè" è nata nel 2007, in modo molto spontaneo. In realtà, l'amicizia con i rom era sbocciata qualche anno prima.

Tradizioni culturali e tante sofferenze

Eravamo un gruppetto di giovani; ci si trovava regolarmente dai saveriani di Desio per le attività di animazione missionaria. Era impossibile non vedere, dietro le mura della casa saveriana, alcune baracche di legno. Ci vivevano alcune famiglie di rom macedoni. C'erano tanti bambini e qualche adulto. Curiosi, siamo andati a conoscere queste persone.

Ma poche settimane dopo, sono arrivate le ruspe con i vigili e i carabinieri. In poco tempo, hanno distrutto tutte le loro povere case. A quel punto, abbiamo deciso da che parte stare: dalla parte dei rom. Da quel giorno il nostro legame con queste famiglie, che non avevano un posto dove alloggiare, è diventato sempre più intenso.

Un legame famigliare

Con il passare del tempo, al nostro piccolo gruppo si sono aggiunti altri amici. Lentamente abbiamo imparato a conoscere il popolo rom, le loro tradizioni, la loro cultura. Ma abbiamo toccato con mano anche le enormi sofferenze, le difficoltà della vita quotidiana, le contraddizioni, il degrado, il dolore di essere sempre considerati "diversi".

Abbiamo iniziato a camminare insieme alle famiglie nomadi, sgomberate quotidianamente, che si spostavano con i loro camper da un parcheggio all'altro, da un campo all'altro. Abbiamo cercato di inserire i bambini a scuola, ma senza la pretesa di "fare progetti", di imporre il nostro modo di vedere e di pensare. Siamo diventati, insomma, i "kirvé - compari". Abbiamo tenuto a battesimo alcuni bambini e l'amicizia è diventata qualcosa di più: rispetto reciproco, un legame famigliare.

Siamo cresciuti insieme

Di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta. Nel corso di questi anni, i bambini hanno frequentato la scuola e abbiamo organizzato un piccolo doposcuola, nei locali che i saveriani ci hanno messo a disposizione. Abbiamo fatto i compiti con loro, abbiamo giocato, abbiamo accompagnato le ragazze più grandi in ospedale a partorire. Abbiamo aiutato i loro papà e le loro mamme a districarsi negli uffici pubblici. Ma soprattutto siamo cresciuti insieme, consapevoli che ciascuno di noi ha qualcosa da dare all'altro, perché ciascuno è una ricchezza.

E oggi? Beh, nel frattempo sono cambiate tante cose. Molte famiglie sono riuscite a trovare un posto fisso, lontano da Desio. Nella nostra città sono rimasti in pochi. Ma il legame è sempre forte. La cosa che ci interessa di più non sono "i risultati".

Ci importa invece tessere e mantenere una convivenza amichevole con queste famiglie che dimorano sul nostro territorio.



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