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Il campo invernale a Scampia

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Tutto filava liscio: formazione al mattino, lavoro nei campi Rom al pomeriggio, la sera condivisione della giornata o serata libera con giochi e divertimento. Il mattino del 2 gennaio, Marilena Natale la super-esperta del clan dei “casalesi”, ha posto un dubbio ai 30 ragazzi-missionari venuti dal nord Italia: “Voi andate dai Rom per autocompiacimento, date loro un aiuto per sentirvi a posto con la coscienza. Non risolvete la loro situazione e favorite una vita randagia e fuorilegge”.Un senso di mestizia e rabbia ha accompagnato il gruppo nel ritorno a casa. Per la prima volta in pulmino lo stereo taceva. Eppure l’invettiva di Marilena era per ciascuno una domanda: “Che ci faccio qui? Che senso ha rinunciare all’ultimo dell'anno con gli amici per andare dai Rom?”. Il cardinal Martini diceva che “difficilmente chi non è entrato per la porta dei diritti uscirà per la porta dei doveri”. Quante porte chiuse ha incontrato la minoranza Rom! Negazione del diritto di asilo per i rifugiati dalla guerra in ex-Jugoslavia, negazione della residenza quando negli anni 2000 il Comune di Napoli e di Giugliano hanno deciso di toglierla. Negazione ad un’abitazione dignitosa in quello che è stato definito dall’Unione Europea, “il paese dei campi”. Dinego del diritto all'istruzione per i 136 minori del campo di via Carrafiello. Negazione al diritto ad un lavoro onesto e dignitoso. L’elenco potrebbe continuare, ci fermiamo qui. Che cosa siete venuti a fare qui? Elisabetta dice “sono venuta per imparare ad amare”. Non abbiamo portato aiuto materiale, solo un pallone da calcio, dei pennarelli e un foglio da colorare. “Io sono venuto qui perché ho bisogno di loro, degli occhi di Eva, di Sanela, dell’abbraccio di Braian”.È stato chiesto a Tina, mamma coraggio e catechista che salva i bambini del lotto P di Scampia perché lo facesse. Lei ha risposto: “Perché vi amo!”. I bambini del lotto P non hanno bisogno di grandi cose, solo di qualcuno che dica loro bravi quando hanno fatto un bel disegno. Questo campo ci ha restituito con forza che missione è amore. Ci ha anche buttato in faccia la nostra meschinità. Il problema non è donare qualcosa ai Rom, né farlo per una settimana o per un mese. Il problema è quanto poco amore mettiamo in ciò che facciamo. Il dramma è il ritardo che impieghiamo a farlo nell'attesa di essere pronti. Ci siamo accorti di essere degli stupidi. Il mondo attende il fuoco del Vangelo e noi aspettiamo il “diploma missionario” prima di cominciare. Gesù ci aveva avvertito: “I capi delle nazioni dominano su di esse. I grandi fanno sentire il loro potere, ma tra voi non sia così. Il primo tra voi sarà il vostro schiavo” (Mt 20,25ss). La domanda non sarà: perché sei povero? Ma: perché non mi hai aiutato? Forse è per trovare la risposta a questa domanda che sono andato a Scampia, mentre tutto filava via liscio.



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