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Il battistrada delle "Vie Nuove" della Missione in Asia

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Ripensando a p. Sebastiano Tedesco

"Un tipo molto spiccio e sbrigativo, serio, schietto, leale e aperto. Cura molto la sua vita spirituale ed è fedele nella preghiera. Studia sodo e si interessa volentieri di questioni sociali e politiche che hanno un rapporto con il suo futuro ministero pastorale".

Così è stato descritto p. Sebastiano Tedesco al momento di presentare la sua candidatura all'Ordinazione sacerdotale, nel 1962. Un identikit davvero indovinato.

Nel 1972, quando arrivai per la prima volta in Bangladesh, p. Sebastiano era lì da 4 anni ed aveva già cambiato due volte luogo di lavoro. Saltare da un posto all'altro per lui era facile, non per insoddisfazione o incostanza, ma perché era sempre disponibile ad andare ovunque e ad impegnarsi nelle più diverse missioni, mettendoci anima e corpo, con una dedizione veramente esemplare. Con la stessa dedizione si è impegnato nel ruolo di superiore regionale, cioè di responsabile di tutti i missionari Saveriani che lavorano in Bangladesh - un ruolo che p.Sebastiano ha svolto per ben 4 turni, 12 anni in tutto, e in tempi critici per la Chiesa e per i missionari.

PERICOLO DI ESPULSIONE

La Costituzione, scritta dopo la lotta per l'indipendenza dal Pakistan (1970-71) riconosceva la "secolarità" dello Stato e la libertà di religione. Dal 1980, i governi dei Paesi arabi incominciarono a fare pressione sul governo del Bangladesh, Paese a larga maggioranza musulmana, affinché adottasse la legge islamica, ostacolando le attività delle altre religioni minoritarie. In quegli anni, i missionari vissero tempi difficili: i visti non venivano rinnovati, agenti segreti mandavano al governo informazioni false e, a volte, anche calunniose. Sembrava che, da un momento all'altro, ci avrebbero mandato via tutti.

Padre Sebastiano aveva escogitato una tattica che si rivelò vincente: quella di presentare, in una lista unica, la richiesta di visto per tutti i missionari e le suore che lavoravano nella diocesi di Khulna. "Se ci presentiamo a chiedere il visto uno alla volta, siamo deboli. Ma non avranno mai il coraggio di mandarci via tutti insieme - diceva p. Sebastiano -. Sarebbe una notizia che farebbe troppo scalpore a livello internazionale". Noi Saveriani siamo stati gli unici ad avere il visto sempre in regola.

La novità della missione tra gli ultimi

Ma il punto forte di p. Sebastiano è stata l'insistenza e la tenacia nel proporre, appoggiare e sostenere le "nuove vie" della missione. Ha fatto da battistrada, affrontando tutte le difficoltà che si presentano ad ogni pioniere.

La missione ha sempre cercato e percorso "vie nuove".

Ma capita che una via diventi vecchia, oppure che sia talmente transitata da farla sembrare l'unica via percorribile. Si cercano allora nuovi percorsi per l'evangelizzazione. In Bangladesh, i Saveriani, dopo i tempi eroici degli inizi, erano per lo più impegnati nel servizio di parrocchie, sia in zone rurali che in città. Ogni parrocchia aveva un grande centro con la scuola, il dispensario, l'orfanotrofio, il centro artigianale, la cooperativa di risparmio. Da qui i missionari si muovevano per visitare le comunità nei numerosi villaggi vicini, assistere i catechisti, coordinare le attività di sviluppo e di emergenza.

Vari missionari, soprattutto i nuovi arrivati, non si sentivano a proprio agio ad operare dentro queste strutture parrocchiali in zona di missione. Desideravano una vita più semplice, meno programmata; una vita più vicina alla gente. Padre Sebastiano comprese queste nuove istanze della missione, a favore di una scelta preferenziale per gli ultimi, i più emarginati e i meno serviti.

La Via degli Intoccabili. In una vasta zona, lungo le due sponde del fiume Kopotokko, vivono centinaia di migliaia di Paria, detti "Muci", un gruppo umano che la gente disprezza cordialmente, tacciandoli per impuri, sporchi, rozzi, ingordi, falsi, empi, e chi ne ha più ne metta. Gandhi li chiamava gli ultimi, i miserabili, gli infimi, i dannati... figli di Dio! Così alcuni Saveriani - p. Paggi e p. Lupi in testa - si incamminarono sulla "via degli intoccabili", chiedendo ospitalità a qualche famiglia disposta ad accoglierli, vivendo in ambienti degradati, cercando di familiarizzare e di vincere il sospetto generale: come mai questi stranieri vengono a vivere in mezzo a noi? Quali interessi li ha spinti a rinunciare al proprio benessere?

La Via dei Disabili. Sono molti i disabili in Bangladesh. Tanti lo sono per nascita; altri lo diventano per malnutrizione, carenza di igiene, incidenti sul lavoro o crudeltà nelle punizioni. Padre Spiga, con il suo "bernoccolo" per la meccanica ed ogni mestiere manuale, sembrava fatto apposta per loro. Ne ha inventate di tutti i tipi, per dare loro la possibilità di muoversi autonomamente, di iniziare un lavoro produttivo, di frequentare la scuola, di mettere su famiglia. Questo ed altro avviene nella "Casa della Speranza".

La Via del Dialogo. Lo sanno tutti: i musulmani non si convertono. Eppure il missionario non può fare a meno di testimoniare la propria fede e di far conoscere il Vangelo di Gesù. I preconcetti verso i cristiani sono molti e ben radicati, spesso favoriti dalla predicazione dei loro capi religiosi. E' necessario avvicinarsi, conoscersi, parlarsi, farsi accettare, lavorare insieme per qualche progetto umanitario, stringere amicizie, riflettere sulle sacre Scritture, pregare insieme. E' la via del dialogo interreligioso. Una via da percorrere pazientemente, a piccoli passi, ma che fa scoprire e gustare la reciprocità nell'esperienza religiosa.

La Via della Missione Asiatica. L'Asia delle grandi religioni non conosce ancora Gesù Cristo. Le comunità cristiane sono piccole, povere, ma generose. Dovranno essere loro ad annunciare il Vangelo. Per p. Sebastiano era un assillo e un sogno: reclutare vocazioni missionarie tra i giovani, non solo in Bangladesh, ma in India, Corea, Vietnam, in tutta l'Asia. Sarebbe stato disposto ad andare in capo al mondo per questo. Forse sentiva dentro quella frenesia di zelo che aveva spinto, secoli prima, s.Francesco Saverio sulle Vie delle Indie.

Ne è valsa la pena!

Il vescovo lo riteneva eccentrico, con la testa tra le nuvole, per tutte queste proposte stravaganti. Qualcuno di noi, costretto a "tirare la carretta" nelle istituzioni pastorali, provava invidia per quel modo, genuino e libero, di vivere la missione. Qualche "vecchia volpe" non risparmiava le battute ironiche: "Tutte le missioni sono incominciate così. Anche noi, ai nostri tempi, eravamo poveri, dormivamo dove capitava, viaggiavamo a piedi, in bicicletta, nel fango... Ma vedrai che presto anche queste "vie nuove" metteranno su casa, viaggeranno in jeep, compreranno il frigorifero!".

Intanto, i Muci vanno a scuola ed hanno guadagnato in dignità; i disabili hanno riacquistato la speranza; molti musulmani si impegnano a migliorare la situazione dei più poveri.

Tra poco i primi Saveriani figli del Bangladesh partiranno per vie nuove in Asia e nel mondo.
Anche per merito del carissimo p. Sebastiano.



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