Fenomeni sempre più estremi e devastanti
Nel 2000, il premio Nobel Paul Crutzen, definì l’epoca in cui viviamo antropocene, ovvero “età dell’essere umano”, ad indicare come l’ecosistema terrestre in questa era geologica sia fortemente condizionato dall’azione umana.
Dagli anni ’50 in poi la velocità con cui l’uomo ha sfruttato in modo incontrollato e insostenibile le risorse terrestri è diventata sempre più vertiginosa, tanto che il pianeta non riesce più a stare al passo e a rigenerare le sue risorse. Molte specie di piante ed animali si sono estinte ed anche il genere umano è a rischio di estinzione: la nostra visione antropocentrica porta a dire “Salviamo il Pianeta”, ma in realtà il Pianeta si salva, certamente, modificandosi. È invece il genere umano che rischia di non sopravvivere, come già accaduto ad altre specie viventi. Questo rischio si manifesta chiaramente se si studia il tema delle migrazioni legate ai cambiamenti climatici. Esso va osservato sia da un punto di vista globale che locale, o meglio, analizzato con una visione ampia e globale, perché tutto è connesso, ma affrontato e, se possibile risolto, localmente.
Infatti, le ragioni che spingono alle migrazioni milioni di persone tutti gli anni sono differenti nelle varie aree della Terra. Ad esempio, il Pakistan del nord è afflitto da inondazioni dovute allo scioglimento dei ghiacciai delle più alte montagne del mondo, mentre in Bangladesh, che sorge sul delta del Gange/Brahmaputra, sono frequenti le alluvioni dovute all’innalzamento dei livelli del mare. In Etiopia, invece, è completamente alterato il ritmo delle stagioni delle piogge, impedendo le coltivazioni. Il riscaldamento terrestre causa eventi meteorologici estremi: cicloni e uragani, siccità, scioglimento dei ghiacci, innalzamento e surriscaldamento dei mari.
L’inquinamento atmosferico, la contaminazione dei suoli e delle falde acquifere, la distruzione delle foreste aggiungono ulteriori danni all’ecosistema e derivano anch’essi dall’azione spregiudicata dell’uomo. Disastri dipendenti da fenomeni meteo estremi accadono anche nei nostri territori sempre più spesso, ma la nostra economia più ricca e il nostro sistema di welfare ci supportano ed attenuano i danni. Nei paesi poveri di Africa, Asia e America latina, invece, la somma di tutti questi fattori sta determinando nei vari territori alluvioni o siccità, entrambi fenomeni che conducono all’impossibilità di coltivare la terra e quindi alla mancanza di cibo. Inoltre, la distruzione dei villaggi, in paesi privi di qualunque forma di assistenza pubblica, porta le popolazioni a doversi spostarsi per sopravvivere.
Ciò che è grave, e quasi scandaloso, è il fatto che questi migranti, spinti dai disastri ambientali, non sono in alcun modo tutelati dalle norme internazionali. Infatti, la Convenzione di Ginevra, approvata dall’ONU nel 1951, tutela i rifugiati per persecuzioni dovute alla razza, alla religione, alle opinioni politiche, che non possono essere respinti ai paesi d’origine, ma esclude i milioni di persone in fuga a causa dei cambiamenti climatici.