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Fare del mondo una famiglia, Con i sacerdoti della Romagna

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Come molti di voi sanno, il 3 dicembre è la festa di S. Francesco Saverio (chi non si fida può controllare guardando sul nostro calendario). Si celebra anche la giornata di spiritualità missionaria per i sacerdoti. Per l'occasione, missionari e preti diocesani si incontrano presso i saveriani di S. Pietro in Vincoli.

Anche questa volta ci hanno onorato della loro presenza i nostri tre vescovi: mons. Lino Pizzi di Forlì, mons. Tommaso Girelli di Imola, mons. Claudio Stagni di Faenza. Hanno partecipato un'ottantina di sacerdoti delle diocesi di Ravenna, Forlì, Imola, Faenza, Cesena e Rimini.

Anche se ogni anno il programma della giornata è più o meno lo stesso, tuttavia l'incontro tra i partecipanti ha ogni volta un sapore nuovo.

Nelle tre sezioni di questa pagina trovate tre voci diverse, ma concordi. Vogliamo far giungere anche a voi, cari lettori, l'eco di una giornata che ci auguriamo continui a essere un punto di riferimento per molti.

Il "ripartire" del beato Conforti

Il superiore dei saveriani in Italia, p. Carlo Pozzobon, intrattenendo gli ospiti nel salone prima della Messa, ha presentato i saveriani del 2007, giunti a quota 900, di cui 300 non italiani. Non ha mai nominato S. Francesco Saverio, anche se era bene in vista dietro le bandiere delle 17 nazioni nel mondo dove lavorano i saveriani.

Ha puntato tutto sul beato Conforti che, ispirandosi al Saverio, volle plasmare la sua congregazione con una spiritualità particolare. Partendo da lontano, ha individuato nel profeta Isaia e nell'apostolo Paolo le icone originali della spiritualità missionaria. Il loro andare per portare l'annuncio si è tramutato nel ripartire del Conforti. Una caratteristica che l'ha contraddistinto in tutte le tappe della sua vita, spesso difficili, davanti al Crocifisso: fanciullo, seminarista, sacerdote, vescovo, fondatore.

È urgente aprirsi al mondo

Nella Lettera Testamento che il beato Conforti ha lasciato ai suoi missionari, appare evidente che la caratteristica del "ripartire" è il risultato di tre virtù. Lo spirito di fede che fa vedere Dio, cercare Dio, amare Dio in tutto, aumentando il desiderio di propagare ovunque il suo regno. Lo spirito di obbedienza pronto, generoso, costante. Lo spirito di amore intenso per la congregazione e per i confratelli.

Di fronte ai quasi quattro miliardi di persone che oggi ancora non credono in Gesù Cristo, anche i sacerdoti diocesani devono sentirsi aperti al mondo a 360 gradi. Oggi non basta raccontare Cristo, ma occorre testimoniarlo assieme alla propria comunità, sentendo nell'animo il grido di san Paolo, che Conforti ha dato come motto ai saveriani: "la carità di Cristo ci spinge". È la sintesi dello spirito che ha animato i primi cristiani e che, anche oggi, deve plasmare il volto della chiesa perché sia creduta dal mondo.

Illuminiamo la via del vangelo

Dopo l'incontro nella sala delle conferenze, missionari e sacerdoti si sono riuniti in chiesa per la grande concelebrazione insieme ai vescovi. Nell'omelia, mons. Pizzi ha toccato i punti essenziali della missione, a partire da Gesù. Dopo averli tenuti con sé per tre anni e averli istruiti, Gesù manda i suoi apostoli nel mondo a predicare il suo vangelo. Dal cielo, invia su di loro lo Spirito Santo, che li ha resi coraggiosi nel predicare e compiere prodigi.

Nella sua vita apostolica, Gesù ha più volte manifestato la decisione di voler raggiungere tutti i villaggi, anche quando la gente avrebbe voluto trattenerlo più a lungo per gustare la sua compagnia. Altrettanto ha fatto san Paolo, che alla predicazione del vangelo ha dedicato tutta la vita, con quel suo grido: "guai a me se non evangelizzo!".

Anche noi abbiamo un compito da svolgere

Così ha fatto anche san Francesco Saverio, che viaggia continuamente per far conoscere Gesù Salvatore ai popoli dell'India, della Malesia e del Giappone, finché la morte non lo ha fermato alle porte della Cina. E mentre era impegnato a evangelizzare e a battezzare, trovava il tempo per fare animazione missionaria per lettera, scuotendo i cristiani dell'Europa e invitando specialmente i giovani ad aprirsi alla missione.

"Mi è piaciuto - ha confidato il vescovo - sentire che i saveriani, anche nelle missioni, lasciano ad altri le chiese già formate per andare a fondarne di nuove. Dobbiamo sentire anche noi l'appello missionario a testimoniare Cristo davanti a tutti, con la predicazione e con la fedeltà alla nostra fede. Anche noi abbiamo il compito di illuminare la strada agli uomini e alle donne ancora lontani dal vangelo, per suscitare in loro il desiderio di conoscere e seguire Gesù".



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