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Doppia croce dei martiri: Egli muore nei crocifissi dell'umanità

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Martiri senza nomi nè volti, da non dimenticare

La "Croce dei Martiri" è custodita nel santuario beato Conforti, a Parma, accanto all'altare e alla tomba del fondatore dei saveriani. Ricorda a tutti i missionari la raccomandazione del Beato: "Da lui, che ha versato sino all'ultima stilla il suo sangue per l'umano riscatto, imparate a sacrificarvi per i vostri fratelli".

La Croce, opera dello scultore Livio Conta, è stata collocata nel santuario il 5 novembre dell'anno 2000, durante la solenne celebrazione eucaristica. Anche attraverso questo segno, vogliamo valorizzare l'invito del Papa a ricordare:

"La chiesa è diventata nuovamente la chiesa dei martiri. La testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è una testimonianza da non dimenticare".

Il Cristo in Croce e i crocifissi con Lui

Cristo Gesù, incarnato e crocefisso, assume su di sé e riassume in sé tutti i crocifissi della storia, identificabili nei protagonisti delle quattro scene, alle quattro estremità della croce: gruppi di persone, uomini e donne, veri crocifissi dell'oggi nel mondo.

Nella parte superiore della croce, sono rappresentati i genocidi: situazioni storiche che ancora oggi si rinnovano nei campi di concentramento, nelle prigioni di regime e in tutte le forme di sterminio e di pulizie etniche commesse su intere popolazioni.

Sul lato sinistro della croce, sono raffigurate le situazioni di povertà e di miseria: persone, uomini, donne e bambini, popoli interi che, con le ciotole vuote in mano, gridano per la fame e la sete. Segno di disumana sofferenza. Implorano il necessario per vivere; chiedono almeno il minimo, per sopravvivere.

Ai piedi del Cristo, nella parte inferiore della croce, sono raffigurati i martiri che sono costretti a vivere sotto le tante schiavitù, di ieri e di oggi: teste schiacciate, volti oppressi, mani e piedi incatenati; ogni forma di schiavitù fisica, umana e morale.

Sul lato destro della croce, sono rappresentate le morti bianche: coloro, cioè, che non hanno volto né nome. Uno di questi volti è senza lineamenti precisi, senza identità: rappresenta i "desaparecidos", gli scomparsi, coloro che non sono mai nati, gli aborti. Rappresenta tutte quelle persone di cui non si sa né il nome, né dove sia successo, né esattamente quando. Si sa solo che sono spariti; che non sono mai nati; che non sono mai apparsi...

In questo dramma della storia umana, Cristo, albero della vita, è come avvolto in un tralcio dorato, carico di frutti: la papaia, il mango, la pannocchia di mais, la spiga di grano, il grappolo d'uva... Cristo è colui che entra nella storia, come Dio salvatore (simboleggiato dal colore oro), suscita la vita che germoglia e cresce fino a portare frutto; riconcilia in sé ogni raccolto; facendosi carico di tutte le sofferenze umane, sublimando tutte le gioie.

I volti dei martiri e i luoghi del martirio

Sul versante posteriore della croce, sono scolpiti i nomi di alcuni luoghi dove si sono incontrati crocifissi e crocifissori. Vengono qui richiamati Sarajevo, il Kivu, Sudan, Sierra Leone, Timor Est, il Chapas, Bujiengero, Hiroshima, Etiopia, Amazzonia, Iraq, Auschwitz. Sono nomi di paesi, città, popoli o aree della terra dove, in tempi passati o ancor oggi - e purtroppo anche in luoghi futuri - sono stati commessi tanti sacrifici umani.

In questa parte della croce, chiunque è chiamato a salire in croce, come Cristo salvatore. Vi sono scolpite persone che hanno dato la loro vita in nome di Cristo. Sono messi lì, come modelli da ricordare, da imitare, da venerare, insieme al Martire divino Gesù.

A sinistra, vediamo il volto di monsignor Romero Oscar Arnulfo, il vescovo salvadoregno ucciso il - - - del 1980 a San Salvador. Sulla destra, il volto di monsignor Munzihirwa Christophe, il vescovo congolese ucciso il 29 ottobre del 1996 a Bukavu. In basso, sono scolpiti i volti dei tre ultimi martiri saveriani italiani, uccisi il 30 settembre del 1995 a Buyengero in Burundi: padre Ottorino Maule (alto), padre Aldo Marchiol (destra) e la missionaria volontaria Catina Gubert.
Sono solo alcuni volti di martiri. Ma vogliono rappresentare quell'universo immenso e sommerso di bene che nella storia, attraverso la forza di Dio, si sta realizzando mediante il dono totale della propria vita.
Martiri di colore, di cultura e nazionalità diversa, ma che la fede e il dono della vita hanno mescolato nella comunione.

Come i chicchi di grano si fondono nell'unico pane; come i vaghi d'uva si mescolano nell'unico vino...



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