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Dieci giovani di Como in… missione

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I mesi estivi ci hanno portato, finalmente, una prima conclusione dell’emergenza Covid. Dopo due anni di forzato letargo, ora abbiamo ripreso il nostro cammino missionario anche qui a Tavernerio. Siamo molto contenti di vedere che la gente ritorna a popolare questa Casa che, per lunghi mesi, è stata vuota e silenziosa.

Rinascono così le consuete attività attorno al nostro Centro di spiritualità missionaria. Molti servizi vengono offerti ancora parzialmente a causa delle ultime restrizioni legate alla pandemia. Noi le osserviamo fedelmente per proteggere tutti quelli che vengono da noi. Di fatto, siamo tutti consapevoli che molta gente ha ancora paura e noi vogliamo rispettarne i sentimenti. Ma, la casa e il parco che la circonda si sono nuovamente animati in questi giorni d’estate per l’Eucaristia che celebriamo all’aperto, sotto gli alberi, per i gruppi di riflessione e di preghiera, per i gruppi di persone consacrate che vengono a celebrare le loro assemblee o i loro capitoli.

Una realtà che ci dà molta gioia sono i gruppi di ragazzi e ragazze del Grest delle diverse parrocchie del circondario e, inoltre, gruppi familiari che festeggiano ricorrenze di famiglia, come battesimi, matrimoni e anniversari vari. Insomma siamo felici di poter aprire le porte a coloro che vengono da noi. La nostra casa è una comunità di missionari e chi viene qui ce lo dice: a Tavernerio c’è un’aria diversa da qualsiasi altro luogo. Tutto come prima? No, non è così. La pandemia con tutti i mali che ha portato con sé, ha cambiato il cuore della gente. Oggi, ci sono molte persone che vengono a cercare relazioni e risposte che altrove non trovano e a deporre nei cuori dei missionari le loro preoccupazioni, perché qui - dicono - trovano ascolto e qualche risposta. Noi missionari sentiamo che questa è autentica missione, che qualifica anche gli altri servizi di supplenza pastorale che ci sono richiesti dalle parrocchie del circondario.

Ma c’è anche un'altra attività che ha caratterizzato questi mesi estivi e che possiamo iscrivere in quella chiamata che il Papa ha rivolto a tutte le comunità cristiane e che egli qualifica come “Chiesa in uscita”. Si tratta dell’invito a spostarsi per andare verso coloro che non conosciamo e non ci conoscono, ma che attendono un segno da parte della Chiesa. Attorno alla nostra casa di Tavernerio, e più precisamente attorno a p. Carlo Salvadori, il più giovane della comunità saveriana, si è formato un gruppo di giovani che vengono alla catechesi guidata dallo stesso p. Carlo che poi, a poco a poco, ha pensato di fare qualcosa di missionario al di fuori della casa.

Così, 10 giovani del comasco insieme con un giovane di Parma sono partiti per un campo-scuola itinerante che li ha condotti a Scampia (Napoli) e a Taranto. Spiega p. Carlo: “Il gruppo si chiama Gruppo M6, ossia Gruppo Sei Missione. Questi ragazzi e ragazze si sono autofinanziati con piccole attività negli ultimi mesi per sostenere il viaggio. Pregare, cantare e lavorare insieme li ha legati attorno alla Parola di Dio”. Erano accompagnati da p. Carlo e da due animatori. “La prima parte del campo si è svolto a Scampia, nota periferia di Napoli; eravamo ospiti dal 20 al 27 giugno presso i Fratelli delle Scuole Cristiane. Là mattino e pomeriggio i ragazzi hanno animato il Grest di Scampia e insieme il Grest nel campo rom di Giuliano (NA). È stata un'esperienza bella e arricchente; sono riusciti a stringere amicizia con i ragazzi di Scampia fino a formare con alcuni un unico gruppo”.

Nella seconda parte del campo, il gruppo si è spostato a Taranto presso la casa dei missionari saveriani. “Lì con p. Gianni Zampini - racconta p. Carlo - abbiamo svolto attività di conoscenza del territorio e di aiuto all'animazione del Grest nella parrocchia San Giuseppe Moscati al quartiere Paolo VI. I giovani per i giovani e con i giovani. Vi sono stati anche momenti di svago e di mare, che non hanno distolto l’attenzione dall’obiettivo missionario del Campo; infatti, alcuni hanno vissuto talmente l’esperienza missionaria che si sono innamorati, se non della missione in quanto tale, almeno dell'attività svolta. Hanno potuto far esperienza dei valori più semplici, ma più veri della missione, come comunità, servizio, fede; hanno potuto rendersi conto che Dio è presente in mezzo ai poveri e si fa trovare nella realtà così problematica e conflittuale dei famosi caseggiati di Scampia, ma anche a Taranto. Vincendo la distanza esteriore ed interiore sono arrivati a incontrarlo nel volto dei poveri e a creare con loro una sola famiglia”.

La speranza è che questa esperienza possa consolidare il gruppo e portare nella Chiesa di Como i valori vissuti laggiù per far crescere missionariamente i giovani e, attraverso essi, anche le parrocchie della chiesa di Como. La vita continua!



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