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Dall’Amazzonia all’Expo!

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Fino a pochi mesi fa padre Paolo Gallo, alto e slanciato come un corazziere, era missionario in Amazzonia. Racconta: “Al mattino mi svegliavo e pregavo, ringraziando Dio di avermi creato e destinato a questo paradiso che nasce dai fiumi”.

Padre Paolo assicura che l’esperienza missionaria in Amazzonia lo ha aiutato a scoprire che la natura, la terra e il creato sono doni di Dio.

La pastorale della terra

E lo ha capito al punto che il suo impegno di ogni giorno era diventato quello di aiutare la gente a considerare la natura e il creato come doni di Dio. Altrimenti finiremo sempre con il ferire la terra che ci dona la vita. In Amazzonia la chiamavamo “pastorale della terra”. In concreto, si aiuta la gente a non rimanere indifferente di fronte alle multinazionali che distruggono i polmoni della terra, per piazzare legno pregiato nei nostri mercati.

“Ma, contemporaneamente, impiegavamo tutto il tempo necessario a convincere anche i più poveri a non ferire la foresta con un’agricoltura selvaggia. Perché, alla fine, le multinazionali e i senza terra ragionavano alla stessa maniera: tutti sfruttiamo la terra; non l’amiamo come nostra madre e sorella”.

Non sia solo una vetrina

Quando l’Expo di Milano cominciava la corsa contro il tempo, a padre Paolo è stato chiesto di rientrare dall’Amazzonia, per raggiungere il nostro centro di spiritualità missionaria a Tavernerio.

Erano giorni in cui dentro lo slogan dell’Expo, “Nutrire il pianeta”, si poteva mettere di tutto. Si sentiva parlare di corruzione, di percorsi culturali per spiegare l’Expo sotto vari punti di vista; si davano istruzioni per prenotare le visite e anche le sfilate di moda sono arrivate puntuali… E poi, speranze di affari per la Lombardia e per l’intera Italia.

Incontrandolo al rientro dall’Amazzonia, qualcuno ha rassicurato padre Paolo che la sua esperienza sulla “pastorale della terra” gli sarebbe stata utile anche in Italia, a incontrare persone e gruppi che chiedono di non ridurre l’Expo a un’immensa vetrina, senza considerare gli affamati in carne e ossa. L’Expo di Milano sta riaprendo il confronto tra gli uomini e la terra, che noi tutti abitiamo.

La terra presenta il conto

In questo soprassalto di speranze e prospettive, si sono espressi i vescovi italiani per ribadire l’importanza di un movimento di coscienza dei singoli cittadini nel rapporto con la terra. Ma la voce più attesa è quella di papa Francesco, che parla al cuore. E le folle desiderano ascoltarlo per lo stile immediato e convincente con cui insegna ad ascoltare tutti, e allo stesso tempo incoraggia ciascuno a dire quello che pensa.

Papa Francesco ha inviato un messaggio ai tecnici che, nell’hangar della Bicocca, erano impegnati nelle prove generali per l’Expo. Nel suo messaggio, ha ricordato...

...una sentenza ascoltata da un vecchio contadino: "Dio perdona sempre le offese, gli abusi; gli uomini perdonano a volte; la terra non perdona mai!”.

Parole che sentiamo vere perché ogni giorno ormai ne facciamo esperienza a livello planetario, con alluvioni, esondazioni, frane e migrazioni. Papa Francesco ha avvisato che la terra ferita e violata presenta il conto; aspettiamo di leggere compiutamente il suo pensiero nell’annunciata “enciclica verde”.

Benvenuto, padre Paolo!

Diamo il benvenuto a padre Paolo, che ha espresso un desiderio: “Mi piacerebbe curare il parco del nostro centro di spiritualità, perché diventi così bello da aiutarmi a raccontare, ai ragazzi e agli adulti, che

il nostro pianeta è una magnifica tavola imbandita per tutta l’umanità, alla quale tutti hanno il diritto di sedersi per mangiare”.



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