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Cronache di un pianeta dimenticato

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Ogni tanto una ventata improvvisa sembra spazzare la nuvolaglia, ed allora sul piccolo schermo e sulla stampa compaiono notizie di un mondo che credevamo scomparso: sono bimbi in grigioverde e moncherini della Sierra Leone, acquitrini minacciosi e fiumi impazziti del Mozambico, mamme affamate oppure scoppi di granate ed autoblindo in azione sui fronti dell'Eritrea.

Ma sono momenti brevi, buoni per ammobiliare gli angoli morti della cronaca quotidiana. Nessuna eco quindi, se si eccettua praticamente qualche settore della stampa esplicitamente cattolica, di episodi come l'assassinio di un prete e di una religiosa burundesi, massacrati in compagnia di una terza persona sull'auto che li riportava a casa.

Nessuna notizia sui campi di raccolta in cui da anni agonizzano e muoiono per denutrizione e malattie varie centinaia di migliaia di persone, colpevoli soltanto di appartenere all'etnia hutu, la stessa delle milizie armate che dal '95 si oppongono al regime militare di Bujumbura.

E invece prosegue la storia della sofferenza infinita dove sta naufragando la piccola nazione sperduta nell'Africa centrale, una tragedia che affonda le sue radici in un passato lontano e che marca la vita di milioni di esseri umani. È la storia di una paura che ormai sconvolge le anime, e scava abissi sempre più profondi tra persone fino ad ieri amiche. È anche la storia di un pugno di potenti, che da sempre considerano il potere politico, acquisito con la violenza e difeso con le armi, - secondo il rituale solito in molti Paesi africani - come il mezzo più sicuro per garantire i loro privilegi. È a questi pochi che va attribuita la responsabilità decisiva della mancata pace.

Ma il Burundi non è soltanto questo. È anche la patria di tanti nostri fratelli che riescono a difendere, giorno per giorno, la loro dignità umana e la gioia di vivere. E sanno anche custodire la fede in Dio Padre, che si è manifestato in Gesù. Ogni giorno centinaia di piccoli gruppi, di "famiglie" come si esprime la lingua locale, si ritrovano insieme davanti ad un crocifisso, all'ombra di una stuoia, per condividere la Parola di Dio, invocare la Madonna e trovare insieme la maniera per gestire la vita della comunità, l'assistenza ai poveri.

Ascoltano le notizie di quanto avviene al villaggio e al di là delle colline che chiudono l'orizzonte, affidano al Signore le vittime delle violenze più recenti. E pregano insieme, senza stancarsi, perché un giorno albeggi la Pace. Possiamo unirci anche noi a questi fratelli amati, vivere la sofferenza e l'identica speranza. Soprattutto, non dimentichiamoli mai!



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