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Mio papà, che era catechista, ha conosciuto i saveriani a Douala (in Camerun) nel 1982. Visitavano spesso la nostra casa e così diventammo amici. Io ero ancora ragazzino.
Parma è una città significativa per noi, dove la famiglia saveriana ci chiama ad allenarci, per vivere poi da missionari. Di questi anni trascorsi a Parma porto con me il volto di tante persone, che Dio mi ha fatto conoscere. Queste, con molta discrezione e semplicità, si mettono quotidianamente al servizio di Cristo nella chiesa, con piccoli gesti di disponibilità e di servizio.
Penso che prima di essere missionario, devo essere umano e cristiano. Sogno di costruire sempre uno spazio di ascolto e di dialogo là dove mi troverò, come missionario. Il resto, lo metto nelle mani di Dio, che non abbandona mai chi spera in Lui.



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