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Con la stoffa del missionario

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La visita gradita di Leonardo

Un pomeriggio d’inverno, con il cielo grigio, stavamo discutendo dei soliti problemi che non si sa bene come risolvere. Chi più chi meno, un po’ di grattacapi ce li hanno tutti, anche noi missionari. Suona il campanello della porta. Andiamo ad aprire. Si presenta davanti a noi un ragazzo. Era solo.

O meglio, lo dirà lui stesso, c’erano anche altri ragazzi fino a poco prima; ma solo lui ha avuto il coraggio di giungere alla porta della casa dei missionari e suonare, mentre gli altri erano filati via.

Un ospite con il cuore di amico

Si presenta. “Mi chiamo Leonardo, ho tredici anni, frequento la scuola Paolo VI. Vengo da Agri, una frazione di Alzano Lombardo. Sono entrato da poco nel gruppo missionario Belem”. Poi continua dicendo che è emozionato e che il cuore gli batte forte. Desidera parlare con alcuni missionari veri.

Padre Marino ed io ci guardiamo in faccia e, stupiti per questo inatteso ospite, lo invitiamo ad entrare. Si siede e si rilassa, mentre continua a parlare come una macchinetta inarrestabile. Il suo volto esprime soddisfazione, i suoi occhi sono raggianti.

Leonardo ci parla dei suoi amici, della scuola, dei suoi interessi, delle cose belle della vita, della sua famiglia, del suo impegno di chierichetto, della sua fede, del gruppo missionario che ha cominciato a frequentare…

Il discorso fila via veloce, senza intoppi, toccando tanti argomenti. In pochi minuti ci ha comunicato una serie impressionante di notizie, che lo riguardano in prima persona, come se fossimo degli amici che da tanto tempo non vedeva. Sembrava desiderasse condividere tutto con noi.

Il pukur in Bangladesh

Presi alla sprovvista da così tanta fiducia e amicizia, simpatia e semplicità, lo ascoltiamo con vivo interesse. Aveva letto un articolo dove si parlava del “pozzo di Ryan” - il bambino che aveva raccolto 25.000 dollari per costruire un pozzo in Uganda - e Leonardo si è messo in testa di fare altrettanto.

Dopo aver spiegato la sua idea ai genitori e agli amici, tra cui il professor Paolo insegnante di religione, ha iniziato a raccogliere dei soldi. In pochi mesi ha messo insieme una cifra considerevole che vuole destinare alle missioni, con l’intenzione di fare del bene.

Vorrebbe che questa sua prima offerta andasse per costruire un “pukur” in Bangladesh, dove lavora padre Enzo Valoti, un saveriano di Alzano che Leonardo conosce bene. Il pukur è una grande riserva di acqua piovana a cielo aperto, come ce ne sono a migliaia in tutto il territorio del Bengala.

Le mani speciali di Sara

Leonardo ci ha raccontato in che modo si è procurato il denaro. Innanzitutto ha usato i suoi risparmi; poi le mance ricevute a Natale dai parenti; qualcosa hanno dato i genitori; altro è venuto dai compagni di scuola che lo hanno aiutato. Ci parla con riconoscenza di una sua deliziosa amica,

Sara: “ha due mani speciali con le quali costruisce oggetti molto belli da vendere e il ricavato va per le missioni”. In futuro vorrebbe aiutare altri missionari. Per questo è venuto da noi a chiederci se ci sono altri progetti da sostenere.

Noi gli facciamo vedere il nostro mensile “Missionari Saveriani”, dove ogni mese vengono segnalati progetti concreti portati avanti dai saveriani. Considerato che sono ragazzi, suggeriamo loro che potrebbero impegnarsi ad aiutare altri ragazzi meno fortunati di loro.

Un desiderio del cuore

Leonardo ci dice che si è sentito accolto calorosamente e che è stato molto felice di aver fatto la nostra conoscenza.  Ripete che è felice di poter fare qualcosa per le missioni.

Anche noi siamo molto contenti che Leonardo, insieme agli amici, aiuti le missioni con i progetti; ma nel nostro cuore è nato un desiderio: che donasse se stesso, diventando missionario. È chiedere troppo al Signore? A noi sembra di no. Per questo l’abbiamo detto anche a Leonardo, perché ci pensi un po’.



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