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In una giornata piena di sole, il 5 febbraio, gli Istituti missionari del Nordest (Veneto e dintorni), facenti parte del Suam (Segretariato unitario d’animazione missionaria) si sono ritrovati nella casa della comunità di Villaregia a Pordenone. Erano presenti i comboniani e le comboniane, i saveriani, i padri Bianchi, lo Sma (società missioni africane) e le suore dell’Nsa (nostra signora dell’Africa), la Consolata, i Verbiti e l’Alm (associazione laicale missionaria). Era un miscuglio di gioventù e di saggezza, provenienti dall’Italia e da altre parti del mondo missionario.

Misericordia è amare al futuro

Ci ha aiutato a riflettere Magi della comunità di Villaregia sul tema della “Misericordia di Dio”. Dopo averci donato le sette parole con cui la misericordia viene nominata nella Bibbia, ci siamo immedesimati nella missione di Mosè che ha percepito il nome di Dio come il misericordioso (Es 34,5-8). L’uomo è il primo destinatario della misericordia e Dio si fa carico di lui, perché è sempre eterna la sua misericordia.

L’ascolto di due testimonianze (un palestinese e una del Burundi) ci hanno fatto capire come in concreto la misericordia di Dio agisce nel cuore degli uomini.

Dio s’interessa dell’uomo per farlo uscire dalle sue difficoltà. La misericordia, inoltre, va coniugata con il verbo “amare” al futuro. L’amore non può fermarsi, è sempre in movimento.

Basta poco per lavorare bene insieme

Dopo questa meditazione prolungata, è stato il momento di condividere quello che ogni Istituto missionario fa nel proprio ambiente. Si parte dall’accoglienza e collaborazione sui rifugiati-migranti, alla collaborazione con i gruppi di volontariato. Si stanno formando comunità miste: religiosi e laici. Si lavora nel dialogo interreligioso e nel promuovere la stampa missionaria, mentre è buona la collaborazione con i centri missionari diocesani. E tante altre sono le attività programmate, tutte interessanti…

Quest’anno dal 7 al 9 marzo accoglieremo il Suam nazionale, con i rappresentanti di diverse regioni italiane a Verona. Altri obiettivi sono in cantiere, per rendere più viva la fraternità e il lavoro congiunto dei missionari e delle missionarie. Insomma, basta poco per lavorare bene insieme.

Facciamo nostri i verbi che papa Francesco ci ha donato qualche tempo fa.

Per arrivare ad accogliere, bisogna partire dal comunicare, passando per il condividere e l’ascoltare. Insomma “bisogna camminare a lungo negli stivali degli altri”.

Come viviamo la misericordia?

Il quarto incontro di formazione dei gruppi missionari del Patriarcato di Venezia si è svolto domenica 21 febbraio. Era guidato dal direttore del Centro missionario don Paolo sul tema “abitare il mondo”.

Grandi sfide da affrontare

Come sempre si è partiti da alcune situazioni che fanno riflettere, perché abitando il mondo non possiamo girare la faccia dall’altra parte. La parola di Dio ci spinge con forza e tenerezza a capire che dobbiamo trovare delle risposte.

Papa Francesco ai giovani della GMG di Rio ricordava che la missione è costruire un mondo migliore. Certo ci sono dei problemi che non possiamo far finta di non vedere: le grandi trasformazioni, le questioni ambientali, la gestione dell’economia, la scarsa democrazia e la corruzione dilagante. Sono sfide che portano in sé grandi conseguenze.

La risposta deve essere molto chiara: dobbiamo prenderci la responsabilità di lavorare per cambiare il mondo.

Molti si impegnano e così anche i cristiani non possono restare con le mani in mano. Anche noi che abitiamo il mondo, dobbiamo fare la nostra parte con coraggio.

Dobbiamo dare spazio alle ragioni del cuore, alla tenerezza (verso noi stessi, il prossimo, il creato e tutti i popoli), farsi accoglienza, saper ringraziare per l’altro e infine costruire relazioni nuove.

Allora domandiamoci con sincerità: come vivo la misericordia? Ciò che succede nel mondo come mi interpella?



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